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venerdì 29 Marzo 2024
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Terlizzi e Bitonto: condannati i re del narcotraffico

Condanne pesanti, con la formula del rito abbreviato, mettono la parola fine al processo di primo grado a un importante gruppo di narcotrafficanti, che operavano tra Bitonto e il nord barese. A gennaio 2020, scattò il blitz dei carabinieri che portò all’arresto di 27 persone (19 in carcere, 8 ai domiciliari), un’organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante della disponibilità di armi.
E fu azzerato il clan Dello Russo, ritenuto dagli inquirenti legato al gruppo di Domenico Conte a Bitonto, a sua volta strettamente relazionato con i Capriati di Bari. Al vertice del gruppo terlizzese, per gli investigatori, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, c’era Roberto Dello Russo, assistito da Giambattista De Sario e Paolo Ficco. Per i tre leader del gruppo, la condanna disposta dal gup di Bari, Angelo Salerno, è di 20 anni di reclusione.
Conte, a capo dell’omonimo clan di Bitonto, è stato invece condannato a 16 anni di reclusione. Secondo quanto emerse dall’indagine, erano state costituite differenti squadre di spacciatori, specializzate per tipo di stupefacente: si andava dall’eroina alla cocaina, fino ad hashish e marijuana.
Le squadre raccoglievano le richieste da varie utenze telefoniche intestate a terzi, utilizzando un linguaggio criptato, e usando termini come “mezza birra”, “mezz’ora”, “fratello grande” e “fratello piccolo”. La rete si estendeva anche a Molfetta, Corato, Ruvo e Giovinazzo: la droga, già pronta in dosi, veniva nascosta in contenitori nascosti tra i muretti a secco delle zone periferiche. I pusher, per mantenere la disciplina nel clan, sarebbero stati minacciati e, in alcuni casi, malmenati. In un caso, spiegarono gli inquirenti durante la conferenza stampa, uno degli spacciatori fu sfregiato al volto per punizione, poiché aveva smerciato sulla piazza marijuana di cui si era approvvigionato in un altro Comune.
L’indagine, coordinata dai pm Giuseppe Maralfa e Francesco Giannella, basata su intercettazioni telefoniche, ambientali e videoriprese, fu avviata nel 2014 per poi arricchirsi negli anni delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, inizialmente terlizzesi, vittime di minacce da parte del gruppo criminale, poi bitontini. Si tratta dei pregiudicati divenuti collabori di giustizia dopo l’omicidio dell’anziana Anna Rosa Tarantino, uccisa per errore a Bitonto durante un agguato mafioso nel dicembre 2017.
Le condanna disposte dal gup Salerno vanno dai 20 anni (la più alta) a due anni (la più bassa). Il giudice ha anche disposto per 11 persone (incluso Conte, Dello Russo, Ficco e De Sario) la misura di sicurezza della libertà vigilata, da applicare una volta scontata la pena, e ha condannato in solido gli imputati a risarcire i danni alle parti civili costituitesi durante il processo, da liquidarsi in sede civile, respingendo la richiesta di provvisionale.

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