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Il ministro Piantedosi inaugura “Amaranta” a Bari: «Iniziativa positiva. Serve antimafia culturale» – FOTO e VIDEO

(foto di Andrea De Vecchis)

«Serve un’antimafia culturale e non solo emotiva, capace di proporre modelli che vadano oltre le iniziative stesse». Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi nel corso della cerimonia inaugurale di “Amaranta”, un centro di accoglienza diurno realizzato in una villa confiscata al clan Capriati, sul litorale di San Giorgio, a Bari.

Si tratta di un luogo di ascolto, aggregazione, formazione e inclusione lavorativa, promosso dalla cooperativa sociale Caps e dall’associazione Micaela onlus in partenariato con la cooperativa sociale Artes, dall’associazione culturale Origens e con il sostegno del Comune di Bari.

L’antimafia, ha continuato il ministro, «funziona meglio se c’è una società intera che collabora, se si pratica la sussidiarietà e se c’è uno slancio da parte della società civile, l’antimafia funziona». Per Piantedosi lo «Stato avrebbe una difficoltà intrinseca senza il sostegno dei territori».

«Le mafie sono avvantaggiate rispetto allo Stato perché lo Stato ha l’obbligo del rispetto delle leggi», ha continuato spiegando che «l’abusivismo per la mafia non è problema che invece lo Stato deve risolvere».

«Questa – ha commentato il ministro parlando di “Amaranta” – è un’iniziativa positiva. Su questi temi non ci si muove solo per emozione, per emotività, ma anche per iniziative concrete che si preoccupano di trattare i problemi che i territori vivono concretamente».

Il progetto «incrocia diversi temi – ha spiegato il ministro – quelli della ridestinazione a scopi sociali dei beni sottratti alla criminalità organizzata. Una iniziativa molto positiva perché qui verrà trattato il tema delle vittime della tratta, uno dei reati più odiosi che esistono, reati che sfruttano la povertà degli uomini, delle donne, per poi trasformarle in schiavitù».

«Il Viminale – ha concluso Piantedosi – è vicino a questa comunità perché lo merita per vocazione storica e a prescindere dagli orientamenti politici cercheremo di fare in modo che quanto realizzato qui possa essere un modello esportabile: accetteremo suggerimenti. Bisogna migliorare le performance dei beni sottratti alla criminalità», ha poi aggiunto spiegando che serve «un ulteriore slancio normativo» possibile «avvalendoci dei sindaci e delle Regioni».

Foto di Andrea De Vecchis

(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)
(foto di Andrea De Vecchis)

«Questa è una giornata simbolica, a pochi giorni dai 40 anni della legge Rognoni-Latorre, la norma che ha permesso di procedere con la confisca dei beni alla criminalità organizzata. Ed è simbolico anche il luogo. Un luogo confiscato al clan criminale dei Capriati viene adesso messo a disposizione di un’associazione che si occuperà della tratta delle donne», ha detto il sindaco di Bari, Antonio Decaro.

«Questo non è l’unico immobile confiscato alla criminalità organizzata a Bari – ha ricordato Decaro -. Sono in totale 122, alcuni già messi a disposizione di associazioni per ospitare per esempio le famiglie con difficoltà economiche che hanno bambini affetti da leucemie ricoverati negli ospedali». Il ministro, che ha apprezzato «il modello» pugliese, ha sottolineato la necessità di «migliorare la possibilità del riutilizzo dei beni confiscati» che a volte «sono gravati da “gravami giudiziari che possono ostacolare la pubblica amministrazione». Emiliano ha evidenziato che in Puglia c’è stata una «istituzionalizzazione dell’antimafia sociale» e ha auspicato che «il ministro possa applicare gli schemi della Puglia ovunque».

Decaro ha spiegato che «un altro immobile, Villa Artemisia del clan Lazzarotto, è stato dato in concessione a una cooperativa sociale che si occupa di ricettività. Mentre altre due strutture sono state messe a bando con i fondi del Pnrr. Una una villa confiscata al clan Parisi diventerà un asilo nido per il quartiere san Giorgio, che non ne mai avuto uno. La masseria Chiangone, confiscata ai Di Cosola, diventerà invece un birrificio sociale nel quale potranno lavorare i ragazzi che hanno fatto un percorso di riabilitazione». Per il sindaco è «un fatto simbolico poter restituire alla comunità il frutto dei proventi dell’azione pervasiva della criminalità organizzata all’interno della città».

Video di Andrea De Vecchis

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