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domenica 19 Maggio 2024
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Tifosi baresi minacciati a Como: ecco come è scoppiato il caos

La questura di Como è al lavoro per individuare i responsabili dei tafferugli tra tifosi scoppiati nella serata di domenica 27 novembre, al termine della partita di Serie B tra la squadra di casa e il Bari, conclusa con il punteggio di 1-1. In queste ore sono al vaglio della Digos i filmati delle decine di telecamere di sicurezza posizionate dentro e fuori il piccolo stadio “Sinigaglia”, così come nelle strade teatro degli scontri.

Secondo fonti dirette della questura comasca non sarebbero più di una decina le persone coinvolte in tutto, 4-5 per opposta fazione.

Il contatto si è verificato mentre i tifosi biancorossi (circa 200), scortati dalle forze dell’ordine, stavano raggiungendo a piedi, e con ordine, la stazione ferroviaria, senza creare alcuna tensione. Stando alla ricostruzione, durante il tragitto uno sparuto gruppo di supporter pugliesi ha rotto il cordone di sicurezza, ingaggiando uno scontro fisico con alcuni tifosi lariani. Tensioni subito sedate dalla polizia, che ha riportato la situazione alla normalità nel giro di pochi minuti.

Dalla questura viene evidenziata la condotta responsabile, corretta e collaborativa delle centinaia di tifosi pugliesi, che sin dalla mattinata avevano affollato in modo assolutamente “pacifico” il centro di Como. Le stesse fonti definiscono «fantasiose» le ricostruzioni fornite da alcune testate giornalistiche locali circa presunte intemperanze da parte dei baresi durante le ore precedenti alla partita. Una tesi suffragata dalle decine di foto e video postate sui social che documentano le passeggiate sul Lungolago e nel borgo antico, tra picnic e tavolate. Da segnalare solo qualche coro dei gruppi organizzati, portando con sé le aste delle bandiere da stadio arrotolate. Smentite, inoltre, le ipotesi di persone rimaste contuse negli scontri: alla questura non sono stati segnalati feriti, né soggetti che hanno dovuto ricorrere alle cure mediche. In tal senso non sono giunte nemmeno segnalazioni da parte degli ospedali cittadini.

Non tutto è filato liscio nella gestione dell’ordine pubblico. A favorire il contatto tra le tifoserie negli scontri di Como sarebbe stato il rifiuto da parte dei sostenitori biancorossi di salire a bordo degli autobus messi a disposizione per l’accompagnamento in stazione al termine della gara.

Cosa abbia provocato lo scontro è ancora da chiarire: secondo numerose testimonianze, durante il tragitto verso la stazione un gruppetto di tifosi del Como avrebbe atteso il passaggio dei baresi per tendere loro un “agguato”. Ad alimentare le tensioni anche alcuni spiacevoli episodi accaduti all’interno dello stadio “Sinigaglia”, dove sia nel settore dei distinti, sia in tribuna, alcuni supporter baresi, in compagnia di famiglie e bambini, sono stati bersaglio di minacce e insulti. Una follia innescata in occasione del primo calcio di rigore non fatto ripetere al Como e poi dopo quello concesso ai pugliesi.

Proprio per evitare guai peggiori gli stewart hanno trasferito una cinquantina di tifosi del Bari nel settore ospiti, dove erano presenti in 500. All’uscita dello stadio altri tifosi baresi sono stati obbligati con minacce verbali a togliere le sciarpe biancorosse dal collo. Minacciati per lo stesso motivo anche un papà originario di Bari, ma residente da tempo al Nord, in compagnia della figlia 13enne. Situazioni tutte sotto la lente d’ingrandimento della Digos, a partire dai tafferugli, che molto probabilmente porteranno a denunce e Daspo. Non sono da escludere altre ipotesi di reato, a causa dei disagi provocati alla viabilità.

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