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mercoledì 15 Maggio 2024
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Una centrale a biometano a Bitetto, l’esperto ex Arpa boccia l’idea: «Superata e pericolosa»

Si scrive biogas ma non si legge fonte rinnovabile. Al comune di Bitetto si è affrontato, in maniera approfondita e con un esperto del settore, la possibilità dell’insediamento di un impianto di digestione anaerobica, che si occuperà della produzione di Biometano e produrrà secondo il progetto circa 80mila tonnellate di composto, utilizzando come materia prima la sansa di molitura delle olive, polline cioè letame delle galline e scarti dalla filiera agroalimentare. Ma, come ha tenuto a precisare il sindaco di Bitetto Fiorenza Pascazio, moderatrice e organizzatrice dell’incontro pubblico con Massimo Blonda, ex direttore scientifico dell’Arpa e ricercatore del Consiglio nazionale delle ricerche Cnr, anche se la dicitura dell’impianto sarà agricolo, perché tratta biomasse, per il resto si tratta di un impianto industriale in piena regola.

«Non produrrà compost di alta qualità – spiega il primo cittadino – ma biogas per autotrasporti, cioè combustibile per auto e camion. Biometano, petrolio e gasolio sono combustibili con produzione di gas che sono anche bioalteranti. Non abbiamo fatto alcun passo in avanti verso fonti rinnovabili. Quando vediamo che in agricoltura tutto si sta stravolgendo, che il clima sta cambiando, bisogna capire che tutto ciò che accade è per le scelte fatte».

L’ex direttore scientifico dell’Arpa ha anche sollevato il dubbio su quanto sia effettivamente utile un tipo di impianto che produce materia che, in base a quelle che potrebbero essere le norme europee, tra poco più di cinque anni potrebbe essere superato. Per le caldaie a gas dal 2029 (forse) scatterà il divieto di vendita, un’idea allo studio dell’Ue per l’abbandono graduale delle caldaie autonome a combustibili fossili, in favore di alimentazioni a pannelli solari. Dubbi anche su dove verranno smaltite le materie di risulta della produzione.

«Se non ci fosse la droga dei contributi statali del metano – tuona Blonda – questo tipo di impianti, pericolosi e poco gestibili, non ci sarebbero. Nella produzione entrerà quasi il 90% del digestato. Come lo smaltiranno? Sarebbe meglio organizzarsi a livello amministrativo con un chiaro piano di smaltimento di biomasse».

La Sovrintendenza ha già dato parere negativo all’insediamento, perché ci sono manufatti di presenza atropica nell’area dove sorgerebbe. Anche l’Arpa ha chiesto tutta una serie di integrazioni alla sicurezza, con maggiori dettagli sulla quantità di biometano che verrà, eventualmente, immesso nell’aria. Rimangono i dubbi sulla filiera corta, che non sarebbe garantita dalla grande maggioranza di frantoiani bitettesi che utilizzano una procedura trifasica della produzione olearia, e come potrebbe un impianto dal grande impatto, anche visivo, essere conciliabile con la scelta green che i comuni di Bitetto e Modugno stanno avviando, con l’apertura dei parchi, creazioni di piste ciclabili e promozione del Cammino materano.

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