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Cantiere sul sito di Torre Bella: «Frantoi sotterranei a rischio». La Sovrintendenza avvia l’iter per le verifiche

Non si fermano i lavori sul sito di via Torre Bella. Anche ieri ruspe, grossi camion ed escavatori hanno avviato opera di trivellazione del suolo nelle immediate vicinanze della masseria settecentesca. Presenti i volontari che hanno dato per primi l’allarme, Donato Cippone, di Onda verde Puglia facciamo rete, e Nicola De Toma, responsabile dell’associazione Villaggio dei Lavoratori Stadio, non solo sport e cultura, anche componente di “Fare Verde”. Proprio notando l’aumento dei macchinari pesanti i volontari, con il supporto del presidente dell’Archeoclub Antonino Greco, hanno avviato la segnalazione al Nucleo dei carabinieri della Tutela del patrimonio storico, culturale e architettonico. Segnalazione alla quale si è unita quella del professor Marco Petruzzelli, della scuola nazionale di speleologia Sns Cai di Bari. L’esperto di speleologia si era occupato di censire l’intera area.

«Il complesso Ipogeo Masseria Torre Bella – scrive in una nota lo speleologo – è accatastato sul catasto Regionale Speleologico, riconosciuto al Piano paesaggistico territoriale regionale (Pprt) numero Puca 712. L’insediamento è uno dei grandi complessi ipogei della città di Bari che, proprio nella zona dello stadio San Nicola, si esprimono con strutture ipogee immense. Vere e proprie masserie sotterranee che ricalcano la pianta della Domus romana per architettura. Nel 2011 la federazione speleologica regionale e il gruppo speleologico vespertilio di Bari hanno proceduto all’accatastamento del sito in maniera ufficiale, inserendolo nel Pptr con posizionamento di targa in alluminio e pignone topografico. Il sito è quindi tutelato da legge regionale n.33/2009 che vincola grotte naturali ed ambienti ipogei antropici».

Conferma che la masseria era, anticamente, un opificio e che, nell’area sottostante, è presente un immenso ipogeo frantoiale, con la stessa estensione della masseria sovrastante, accatastato, come la masseria, come bene architettonico.

«Pare strano – continua la nota – che in nessuno dei progetti risulti il recupero della area ipogea o riferimento ad un archeologo, visto il pregio del manufatto di epoca medioevale e dell’area ad alto interesse archeologico, che potrebbe rilevare sia nuovi ipogei che aree archeologiche connesse alla presenza di insediamenti medioevali già noti».

Allertata della prosecuzione dei lavori anche il responsabile della sovrintendenza architettonica Caterina Annese, che ha comunicato di aver avviato una procedura di approfondimento e controllo della questione.

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