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I Forum de “L’Edicola del Sud”: la produzione alimentare e le criticità del sistema. Parla Tatone

Manca poco al convegno che si terrà martedì, a partire dalle 16.30 nella sala convegni Bementor in viale Francesco de Blasio a Bari, promosso da L’Edicola del Sud e moderato da Riccardo Figliolia, segretario generale di Confimi Industria Bari – Confederazione dell’Industria Manifatturiera Italiana e dell’Impresa. Una iniziativa pensata per affrontare il tema della produzione alimentare e delle criticità del sistema. Un settore a rischio collasso, fortemente provato dall’aumento dei costi di produzione e dalla recente difficoltà nel reperire le materie prime. Un ambito che deve necessariamente evolversi per sopravvivere. Questo il quadro presentato da Alessandro Tatone, Presidente nazionale di Confimi Industria Alimentare.

Presidente, come nasce l’idea di questo convegno?

«Dal punto di vista produttivo stiamo vivendo un vero e proprio tsunami. Un momento senza precedenti, non solo a causa della crescita esponenziale dei costi dell’energia che mensilmente mette a dura prova i conti di imprese e famiglie. L’ idea è avviare un tavolo di confronto per proporre soluzioni concrete che sostengano la produzione».

Quali saranno i temi dell’incontro?

«Cibo, salute e sostenibilità alimentare. È importante specificare che aldilà degli approfondimenti che riguardano il miglioramento della qualità dei prodotti oggi dobbiamo fare i conti anche con la disponibilità delle risorse».

Cosa significa?

«La transizione ecologica è un dovere morale. Quello che, pochi mesi fa, pensavamo fosse scontato in termini di approvvigionamenti oggi non lo è più: le quantità sono limitate. Pensiamo al rame, all’alluminio ma anche al mais o al grano. In questo senso l’industria alimentare ha già avviato un cambio di rotta in termini produttivi. Tutto questo però non è indolore dal punto di vista economico. L’approfondimento che Confimi Alimentare propone la prossima settimana è infatti il primo di una serie in Italia proprio per valutare soluzioni che supportino la manifattura».

Come stanno cambiando i consumi?

«Le abitudini di spesa sono tornate indietro di 10 anni. La crisi è determinata da un doppio fattore: cresce rapidamente il costo dei prodotti sugli scaffali e cala il potere d’acquisto dei consumatori. Poi c’è l’inflazione che ha raggiunto e superato i livelli registrati nei primi anni novanta. Le aziende della filiera agroalimentare, come tutte le realtà manifatturiere, si stanno facendo carico di una parte degli extra costi di gestione dettati dai costi energetici, da quelli delle materie prime, del confezionamento e della logistica».

Cosa rischiamo?

«Una grande confusione tra prodotti di qualità e cibo spazzatura, penalizzando i prodotti di filiera che contraddistinguono il Made in Italy. Servirebbe un’inversione di rotta con interventi mirati da parte del Governo a favore delle Pmi italiane, veri paladini delle filiere e della qualità. La pandemia e la crisi energetica ha ulteriormente aggravato la distanza tra queste e la grande industria. Chiediamo al nuovo esecutivo non soluzioni generiche ma provvedimenti puntuali».

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