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mercoledì 23 Ottobre 2024
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Mafia, Foggia 12esima in Italia e Bari 14esima: i dati in Puglia – VIDEO

Effetti depressivi sull’economia. La causa è la criminalità organizzata. Di questo se ne è discusso questa mattina in Aula Magna della facoltà di Economia a Bari. Un focus sulle dimensioni del fenomeno mafioso al Sud attraverso i fattori economici su cui prosperano le attività della criminalità organizzata. Le dinamiche utilizzate e gli effetti sull’economia reale oltre che delle strategie di contrasto.

Ad introdurre l’incontro dal titolo “Potere mafioso e distorsione del mercato” il professore Vito Peragine, direttore del Dipartimento Economia e Finanza dell’Università di Bari

«Occorre capire – spiega – qual è il perimetro delle attività mafiose in un territorio. Quindi occorre quantificarlo, come anche definire quali sono gli spazi in cui si manifesta e poi occorre studiare quali sono i meccanismi attraverso cui l’attività mafiosa incide sul funzionamento dell’economia. L’impresa mafiosa o un’impresa condizionata dalla mafia non solo genera reddito e profitti che potrebbero essere utilizzati a fini illeciti ma genera anche delle distorsioni del mercato cioè delle situazioni in cui si produce meno di quello che si potrebbe, si cresce meno di quello che si potrebbe». 

All’incontro organizzato dal dipartimento Uniba presenti il procuratore della Repubblica Roberto Rossi e il Sostituto procuratore della DDA di Catanzaro Vito Valerio  

«Non si può mai sottovalutare – spiega Rossi – la capacità della criminalità organizzata di penetrare all’interno della società. Per cui bisogna sempre in maniera costante dare una risposta ma soprattutto avere un’attenzione civile e politica su questo. Noi andiamo costantemente avanti con il nostro lavoro». Diverse sono state le domande della stampa rivolte al procuratore prima dell’incontro proprio sul tema della criminalità ed in particolare sui casi di inchieste e arresti proprio nella città di Bari

«Quello che occorre comprendere è che la presenza della criminalità distorce l’intero meccanismo di mercato, non solo l’impresa mafiosa ma anche le altre imprese che operano con effetti ovviamente di rallentamento della crescita». 

«Sostanzialmente – continua Peragine – la criminalità di fatto è in contraddizione con la concorrenza di mercato, perché l’impresa mafiosa gode di alcuni vantaggi competitivi che sono, se vogliamo iniqui, illeciti. E grazie a questi vantaggi competitivi ha un potere di mercato per cui non ha incentivo a aumentare la produttività, crea meno reddito, ma non solo, spiazza le imprese legali. Spiazzando le imprese legali e quindi rendendole in qualche maniera succubi di un mercato che non è più un concorrenziale ma monopolistico, determina una minore produttività di tutti i fattori del mercato stesso». 

La presenza mafiosa può essere raggruppata sotto 4 diversi domini ciascuno dei quali è composto da 4 diversi indicatori: reati di mafia, reati spia del controllo del territorio, reati spia delle attività illecite, indicatori soggettivi.

«Ad esempio ci sono diversi studi che cercano di quantificare gli effetti della criminalità sulla crescita economica e come riferimento alla Puglia e Basilicata si stima che nell’ultimo trentennio noi abbiamo avuto circa il 15% dei punti di PIL in meno rispetto a quello che avremmo potuto avere, in assenza di criminalità, cioè significa mezzo punto di PIL all’anno». 

QUALCHE DATO

Per i REATI DI MAFIA che fanno riferimento al fenomeno mafioso – omicidio di stampo mafioso, reati di associazione di tipo mafioso, comuni sciolti per mafia e imprese confiscate alle mafie – la provincia di Foggia e di Bari sono rispettivamente al 12esimo e al 14esimo posto in Italia. 

Per i REATI SPIA DEL CONTROLLO DEL TERRITORIO ossia i reati non necessariamente riconducibili alle mafie ma molto correlati all’attività della criminalità organizzata e al controllo del territorio con l’uso della violenza (omicidi volontari, danneggiamenti a seguito di incendi, attentati, estorsioni) la Puglia è fortemente rappresentata con la provincia di Foggia al 1° posto della classifica, la provincia di Barletta-Andria-Trani al 5°, la provincia di Bari al 15esimo, la provincia di Brindisi al 16esimo e quella di Taranto al 21esimo.

Per i REATI SPIA DELLE ATTIVITÀ ILLECITE che sono quelli riguardanti l’esercizio delle attività illecite ( sfruttamento della prostituzione, produzione e traffico di stupefacenti, contrabbando e riciclaggio) Foggia e provincia registrano il 21esimo posto nella classifica delle città italiane, seguite dalla provincia di Brindisi al 31esimo posto e dalla provincia di Bari al 35esimo.

Per gli INDICATORI SOGGETTIVI che si riferiscono alla presenza mafiosa così come sperimentata e percepita dagli operatori economici Foggia e la sua provincia sono al terzo posto in Italia mentre Bari e provincia si attestano in 12esima posizione. 

Uno studio recente stima che l’insediamento di organizzazioni mafiose in Puglia e Basilicata nei primi anni Settanta avrebbe generato nelle due regioni, nell’arco di un trentennio, una perdita di PIL pro capite del 16%.

(Fonte: Mocetti e Rizzica 2021).

«Queste – continua Peragine – sono un po’ le dimensioni del fenomeno. Ma noi ci interroghiamo ovviamente non solo sulle dimensioni ma su quello che succede nei meccanismi e sulle dinamiche perché è ciò che ci consente poi di definire anche delle possibili risposte che non sono solo di tipo repressivo. Ovviamente ci deve essere l’azione penale e repressiva ma c’è anche un problema di costruzione delle condizioni per cui l’impresa mafiosa possa incidere di meno o con più difficoltà sul meccanismo di mercato».

Quali azioni per il futuro

«Innanzitutto – spiega Pergine – occorre partire dalla consapevolezza. Nel senso che la consapevolezza del fenomeno aiuta a individuare le soluzioni in prima luogo. In secondo luogo meccanismi di tutela della concorrenza e meccanismi di tutela delle imprese con concorrenziali sono i meccanismi economici che per natura sono di contrasto alla criminalità organizzata. 

«Poi – conclude – ci sono ovviamente le attività penali e investigative, però la costruzione di un sistema economico sano passa dalla costruzione del sistema economico concorrenziale in cui ciascuna impresa abbia lo stesso potere di mercato, abbia lo stesso vantaggio in termini di accesso al credito accesso alle informazioni e di accesso anche alle opportunità di crescita con capitali privati e capitali pubblici». 

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