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lunedì 30 Settembre 2024
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Basilicata, i pm: «Tamponi preferenziali a Bardi e ai suoi mentre la gente lottava contro il Covid-19»

Nell’oramai nota inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Potenza che all’alba di venerdì scorso ha travolto l’intera scena politica locale, è emerso anche il filone di indagini che comprende presunte corsie preferenziali nella somministrazione dei tamponi anti Covid-19 nella fase più delicata della pandemia, in particolare tra marzo e aprile 2020.

La Procura ha comunicato i nominativi di coloro che avrebbero usufruito del test nasofaringeo per accertarsi di un ipotetico contagio dal virus senza averne diritto. Dalle carte pubblicate si evincono i nomi del presidente della Giunta regionale Vito Bardi, dell’allora direttore generale del Dipartimento Sanità della Regione Basilicata Ernesto Esposito, dell’attuale direttore facente funzioni dell’Asp Luigi D’Angola, all’epoca direttore sanitario dell’Asp, dell’assessore regionale Francesco Fanelli (all’epoca dei fatti all’Agricoltura, oggi alla Sanità in quota Lega), dell’assessora regionale Donatella Merra (Infrastrutture, in quota Lega), dell’allora assessore regionale all’Ambiente, Gianni Rosa, neo eletto senatore di Fratelli d’Italia alle elezioni politiche del 25 settembre scorso.

In un quadro già molto desolante, ci sarebbe un’ulteriore beffa che provocherebbe sdegno e rabbia: le date segnalate in cui gli indagati hanno effettuato il tampone coincidono con un periodo particolare in cui alcuni lucani, nonostante le gravi condizioni di salute, furono costretti a “pregare” per il test che arrivò troppo tardi, quando i soccorsi diventarono purtroppo inutili. Tra questi il 67enne Antonio Nicastro e il 57enne Palmiro Parisi. Vennero a mancare entrambi subito dopo il ricovero presso l’ospedale del capoluogo. Sulle vicende è in corso un processo al tribunale di Potenza.

Da quanto è stato raccontato in conferenza stampa, nel periodo incriminato, i tamponi furono eseguiti anche a un familiare convivente con il presidente Vito Bardi. Nello specifico gli interessati sono Antonio Maiorano austista di Bardi, Rocco Mario Ciorciaro collaboratore del direttore generale Esposito, Alberto Caivano direttore generale del Dipartimento lnfrastrutture e Mobilità della Regione Basilicata, Fabrizio  Grauso capo di Gabinetto della Regione Basilicata, Mario Araneo, capo segreteria del Presidente Regione Basilicata, Antonio Ferrara dirigente della Presidenza della Giunta Regionale di Basilicata, Michele Labianca dirigente medico dell’Asp di Potenza e vice responsabile della task force dell’emergenza da SARS COV2, Mariangela D’Andrea e Donata Girardi conoscenti di Mario Araneo.

«Nello stesso periodo furono molti i lucani a chiedere più volte il tampone presentando sintomi, tra questi Antonio Nicastro e Palmiro Parisi che purtroppo lo ottennero quando non c’era più nulla da fare – scrive la Procura -.  Per alcuni di loro (Bardi, Esposito e Maiorano) il tampone fu somministrato più volte. In alcuni casi i tamponi non furono registrati nell’apposito registro, forse per celarne l’avvenuta somministrazione».

La Procura poi ha aggiunto: «Esposito e D’angola, all’epoca rispettivamente direttore del Dipartimento Sanità della Regione Basilicata e responsabile della Task Force per l’emergenza sanitaria da Covid e direttore sanitario dell’Asp indagati in concorso per appropriazione indebita perché avendo per ragione di ufficio o servizi il possesso o comunque la disponibilità dei tamponi molecolari naso oro faringei per il rilevamento del virus covid 19, si sarebbero impossessati dei test molecolari che somministravano ad altre persone come fossero beni in loro privata disponibilità mentre si trattava di beni pubblici all’epoca destinati esclusivamente ai soli soggetti affetti da infezione acuta alle vie respiratorie, che pure all’epoca avevano difficoltà ad essere sottoposti al test disponibili sul territorio nazionale e in Basilicata in misura ridotta ed in numero limitato e contingentato».

In attesa che gli organi competenti facciano il proprio lavoro, questa prima pagina comporta chiaramente grande delusione per il popolo lucano. Urge fare massima chiarezza nel più breve tempo possibile affinchè si recuperi la fiducia verso coloro che hanno l’onore e la responsabilità di gestire la res pubblica.

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