Non è tutto oro ciò che luccica. È questo il messaggio che l’opposizione ha trasferito al presidente della Regione Basilicata dopo che, con dieci voti contrari e nove a favore, il consiglio regionale lucano ha respinto la mozione di sfiducia presentata contro il governatore Vito Bardi. Il voto è arrivato dopo un dibattito che è durato circa sei ore e non nasconde i numerosi problemi. I consiglieri Zullino e Vizziello, infatti, parlano di una non maggioranza. «La sicumera ostentata dal presidente nel suo discorso ha perso ogni consistenza quando alla conta finale sulla sfiducia, Bardi si è accorto di non avere una maggioranza, erano in dieci, tanto da doversi votare anche lui per salvare almeno la faccia, visto che il bon ton politico e istituzionale vorrebbe il Presidente astenuto. Dunque 10 firmatari della sfiducia contro 10 presunti sostenitori», hanno dichiarato i due ex leghisti.
Dello stesso parere i colleghi pentastellati, Perrino e Leggieri: «Una sfiducia che, oltre all’assenza di Giorgetti, ha visto l’abbandono dell’aula da parte di Piro, che a questo punto diventa la nuova mina vagante della maggioranza. Difatti, ieri, dopo essersi esaltati a ripercorrere questi tre anni e mezzo di disastri, spacciandoli per presunti successi, i fautori del mancato cambiamento non sono stati capaci di garantire il numero legale per approvare una serie di atti amministrativi presenti all’ordine del giorno».
Duro anche il commento dell’esponente PD, Roberto Cifarelli: «Che la mozione di sfiducia non avesse i numeri per poter essere approvata lo sapevamo tutti, però abbiamo la conferma che Bardi non ha i numeri per governare. La nostra mozione aveva esattamente l’obiettivo di mettere a nudo la verità. E la verità è che egli è sotto ricatto e dunque, semmai le sue parole sull’etica e estetica della politica avessero avuto un senso, il senso sarebbe che dovrebbe semplicemente dimettersi».