Home Basilicata Basilicata, Unità di Crisi Sanitaria: «Chi non ha soldi non potrà curarsi»

Basilicata, Unità di Crisi Sanitaria: «Chi non ha soldi non potrà curarsi»

Sono apertamente in rotta di collisione le strutture sanitarie private convenzionate con il sistema sanitario e il governo regionale. Dopo lo stop alle prestazioni cominciato il 1 gennaio, adesso l’Unità di Crisi Sanitaria della Basilicata entra nelle case comunali lucane. Una lettera che chiarisce i motivi della mobilitazione e un manifesto dal significato inequivocabile sono stati infatti recapitati ai primi cittadini dei 131 comuni della regione. “Non c’è vita senza salute – I cittadini non sono un numero, sono persone” è la scritta che campeggia sul manifesto, corredata dalla frase “chi non ha soldi non potrà curarsi”. C’è anche un numero di telefono che si può utilizzare per rilasciare la propria testimonianza via Whatsapp con il proposito di farla poi ascoltare al governatore lucano, Vito Bardi. «Non crediamo di esasperare i termini – si legge nella lettera recapitata ai sindaci -, riteniamo invece che sia un messaggio estremamente lineare e rispondente alla realtà».

Lo stop alle prestazioni, per ragioni di insostenibilità economica, viene definito un «dramma epocale» per la Basilicata, con «ripercussioni sulla vita dei cittadini lucani» e «in presenza dell’inerzia e della confusione delle istituzioni regionali». L’invito ai primi cittadini, ai quali la lettera si rivolge in quanto «figura istituzionale più vicina al cittadino e come responsabile della condizione di salute della popolazione e del suo territorio», è stato già raccolto da diversi sindaci lucani tra i quali Salvatore Cosma per Tursi, Piero Marrese per Montalbano, e ancora i primi cittadini di Venosa, Bernalda, San Giorgio Lucano e Melfi.
Al momento, la risposta dell’assessore alla Salute, Francesco Fanelli, è tranchant: «Sospendere la protesta». Tra le motivazioni, la necessità di garantire i Lea (Livelli essenziali uniformi di assistenza) e la questione economica: 28,5 milioni i fondi erogati nel 2020 e 2021 dalla Regione alle strutture private convenzionate, 34 milioni quelli del 2022, importo che dovrebbe essere confermato anche nel 2023.

«Non esiste, dunque, alcun ostacolo di origine economico-finanziario, alla erogazione, a partire da gennaio 2023, con oneri a carico del Ssr, delle prestazioni di specialistica ambulatoriale erogabili da parte delle strutture private accreditate – dichiara l’assessore -. Pertanto, si invitano le stesse a sospendere la protesta al fine di tutelare il diritto alla salute dei cittadini». Per quanto riguarda il saldo dell’ultimo trimestre dell’anno che si è appena concluso, Fanelli aggiunge: «È importante sottolineare che ad oggi i dati degli ultimi mesi dell’anno non sono ancora disponibili in Regione, in considerazione delle scadenze naturali dei flussi informativi che prevedono la chiusura delle rendicontazioni alla fine del primo trimestre dell’anno successivo».
Un incontro delle due parti è previsto per l’11 gennaio, convocato dalla Direzione Generale per la Salute e le Politiche della persona. Nel frattempo, però, ai pazienti tocca passare in cassa.

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