Home Basilicata Matera Meglio pane e focaccia? Matera unica città senza fast food

Meglio pane e focaccia? Matera unica città senza fast food

Da seconda provincia lucana, Matera difetta ancora di molti tasselli, almeno due, quelli che, a detta di molti, le renderebbero giustizia nel mare magnum delle mete turistiche più osannate al mondo: una ferrovia e un fast-food. In realtà una novità importante c’è stata a dicembre 2023, mese in cui la Giunta regionale ha approvato il contratto di servizio 2024-2033 tra Regione Basilicata e Ferrovie Appulo lucane. Tra le principali conquiste c’è il treno diretto Matera centrale – Bari centrale, senza fermate intermedie, per un viaggio che durerà un’ora e 25 minuti, rispetto all’attuale durata di un’ora e 42 minuti. Ma di McDonald’s, ancora nessuna traccia. Una mancanza che, per alcuni cittadini, è diventata addirittura un’esigenza. Su change.org, infatti, è stata lanciata nei mesi scorsi una petizione per richiedere l’apertura di un punto vendita del celebre fast food nella città lucana. La richiesta non è caduta nel vuoto. Mc Donald’s Italia, infatti, ha deciso di rispondere direttamente all’appello. In un messaggio rivolto a Daniel, uno dei promotori della petizione, l’azienda ha dichiarato: «La scelta della locazione dei nostri ristoranti è un processo molto laborioso e approfondito, che tiene necessariamente conto di molte variabili tra cui: tipologia di spazi, aspetti finanziari, sviluppo commerciale dell’area presa in considerazione, disponibilità di terreni o immobili. Non appena tutte le condizioni potranno essere soddisfatte, siamo certi di riuscire ad aprire un nostro ristorante anche nell’area che ci segnali». Intanto, i numeri del turismo continuano a salire: trecentomila arrivi e 483mila presenze. È questo il dato relativo ai primi nove mesi del 2023 fornito da Apt Basilicata, che segnala l’andamento turistico nella città dei Sassi. A soffrire la mancanza del cibo che si consuma veloce, in realtà, non sono gli avventori ma a ben guardare coloro che da Matera pretendono qualcosa che la città non è disposta a dare: denaturalizzare le proprie origini. Forse per gli autoctoni è diventata una necessità, per i turisti, una forzatura. Di fritture e frittelle, le strade della città sono piene da sempre. Non ci saranno le insegne luminose che richiamano ai panini farciti del big business americano ma nella città dei Sassi, si investe ancora in tradizioni. A Matera, infatti, si produceva e si produce ancora il “ceccio fritto”, l’unione dei residui della lievitazione passati nello zucchero. Dal pane avanzato derivano poi altri piatti tipici come la famosa “cialledda”, conosciuta anche come “colazione del mietitore” perché veniva preparata dai braccianti che si apprestavano a una giornata di lavoro duro nei campi di grano. Ormai raffermo, il pane vecchio veniva tagliato a pezzi, passato nel pomodoro e condito con origano e sale. In alcuni casi venivano aggiunte anche olive o un po’ di cipolla, in base alle disponibilità. Una tradizione culinaria, quindi, che nonostante tutto “resiste” ai fragori della civiltà moderna, quasi respingente ai contraccolpi delle contaminazioni ma che è essenza di fascino indiscusso.

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