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sabato 27 Luglio 2024
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Luca Ventre morto nell’ambasciata in Uruguay: respinta l’archiviazione. Spunta un secondo indagato

Sono ancora tanti i misteri che avvolgono la morte di Luca Ventre avvenuta il primo gennaio 2021. Il 35enne, originario di Senise in provincia di Potenza, entrò nell’ambasciata italiana in Uruguay a Montevideo scavalcando il cancello e venne strangolato da uno dei vigilantes che lo bloccò nel cortile dell’ambasciata.

Il legale della famiglia ha reso noto che il Gip ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Roma in merito all’inchiesta sulla morte del 35enne. Il Gip avrebbe anche disposto nuovi accertamenti all’interno della sede diplomatica richiedendo l’acquisizione dei tabulati telefonici. La Procura aveva chiesto l’archiviazione dell’indagine per improcedibilità in quanto l’indagato non è mai stato presente nel territorio italiano.

Nel fascicolo di inchiesta il giudice ha disposto di iscrivere anche Leonardo De Miranda: si tratta del vigilante presente nel momento dell’aggressione e che assieme all’ufficiale di polizia Ruben Eduardo Dos Santos Ruiz bloccò Ventre mentre tentava di entrare nell’ambasciata italiana. Per gli inquirenti è sempre stato Santos Ruiz a provocare nel 35enne una grave “asfissia” che causò l’arresto cardiaco fatale.

L’uomo è accusato di omicidio preterintenzionale ma ora è compito degli investigatori verificare se c’è stata anche la partecipazione attiva del secondo vigilantes.

A complicare il processo a carattere internazionale sono anche le dichiarazioni del vigilante che vengono smentite dalle immagini delle telecamere: secondo Ruiz, Vnetre ha tentato più volte di sottrargli la pistola, ma dalle immagini il giovane sembra dichiarare: «Sono venuto qui per chiedere aiuto». Per le autorità uruguayane la morte del 35enne fu causata da un mix tra la cocaina, che l’uomo aveva assunto nei giorni precedenti alla morte, e i farmaci che i medici del Pronto soccorso gli avevano somministrato.

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