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domenica 19 Maggio 2024
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Regionali in Basilicata, Meloni a Potenza: «È finita la Repubblica delle banane»

I big del centrodestra, stasera, hanno chiuso la campagna elettorale per Vito Bardi, a Potenza, in vista del voto per l’elezione del presidente della Regione Basilicata. Oggi sono intervenuti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini.

Il centrodestra si aspetta uno «straordinario» risultato, secondo le previsioni scandite dai leader nel comizio finale a sostegno di Vito Bardi, il governatore a caccia della riconferma. Lui stesso pensa «di superare il 50%».

Per raggiungere l’obiettivo la coalizione ha allargato il suo perimetro ad Azione. «La dimostrazione del buon governo di Bardi sta nelle molte liste che lo sostengono. I confini si allargano, il vero campo largo è il centrodestra», la tesi di Antonio Tajani, alla vigilia di un test anche verso le Europee, dove il leader di Forza Italia è pronto a candidarsi in quattro circoscrizioni. Meloni dovrebbe correre in tutte, ma il nodo non è ufficialmente sciolto.

La campagna è comunque già partita e si intreccia con quella dei vari appuntamenti elettorali locali, in un continuo confronto a distanza con il centrosinistra, con rimandi a una «Europa da cambiare».

La sfida lucana diventa anche un banco di prova nazionale. «È finita la repubblica delle banane», l’espressione rispolverata da quella di FdI per rivendicare il lavoro sulla sicurezza, sul «fisco amico» e per respingere quelle che considera «falsità spudorate» sul carcere per i giornalisti e la legge 194 sull’aborto. «In un anno e mezzo questo governo ha prodotto molto di più di quanto governi della sinistra messi insieme con lo scotch hanno fatto in un’intera legislatura», la rivendicazione della premier, che dalla Basilicata si attende una verifica su «consenso e entusiasmo». E da Potenza accusa i rivali di «simpatizzare più con chi aggredisce» le forze dell’ordine fuori dalle università che con gli agenti. O di strumentalizzare le polemiche sull’Autonomia.

«Figuratevi se io, che credo nell’Italia unita più di ogni altra cosa, lascio mezza Italia indietro», alza la voce dal palco, sottolineando che la riforma dà al Mezzogiorno «la responsabilizzazione della sua classe dirigente, ed è qualcosa che serve».

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