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giovedì 17 Ottobre 2024
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Mafia, Dia: «In Puglia una summa di varie realtà. Si configura come impresa politico-criminale»

La criminalità organizzata pugliese «oltre a mirare al controllo del territorio e al mercato degli stupefacenti, punterebbe a infiltrarsi nell’economia legale, condizionandone i flussi finanziari e il libero mercato». È quanto emerge dalla relazione del ministero dell’Interno al Parlamento, sull’attività svolta dalla Dia (Direzione investigativa antimafia) nel primo semestre del 2021.

Nella relazione si precisa che la mafia pugliese deve essere intesa come «summa di varie realtà»: nella provincia di Foggia ci sono la società foggiana, la mafia garganica e la mafia cerignolana, nella provincia di Bari la camorra barese e nel Salento la sacra corona unita.
«In tale prospettiva – prosegue la relazione – la fluidità delle formule organizzative riflette una spiccata connotazione imprenditoriale della criminalità organizzata pugliese che conduce ad un allentamento dei tratti predatori e militari lasciando spazio a profili e condotte economiche che tenderebbero a invadere i mercati».
La relazione del ministero dell’Interno parla di una «sempre più accentuata configurazione di impresa politico-criminale dei sodalizi» che «comporta la necessità di acquisire quelle imprescindibili risorse sociali qualificate che provengono dalla realizzazione di legami con l’area grigia attraverso la quale gli attori mafiosi possono esprimere al meglio la loro governance imprenditoriale del territorio».
Un «reticolo di cointeressenze» che «si intreccia ricorrendo a sistemi corruttivi anche con esponenti delle pubbliche amministrazioni. Al riguardo significativi segnali delle modalità con le quali le forme di corruzione e intimidazione potrebbero trovare terreno fertile nella particolare vulnerabilità dell’attività amministrativa».
Non solo: «La lungimiranza nel perseguimento degli obiettivi illeciti della criminalità organizzata pugliese – si legge ancora – sembra rivolgersi anche all’amministrazione della giustizia estendendo il sistema corruttivo al deplorevole mercimonio della funzione giurisdizionale esercitata da un appartenente all’ordine giudiziario del capoluogo pugliese». Il passaggio è relativo agli arresti di un ex gip del tribunale barese e di un avvocato penalista del foro di Bari, il 24 aprile 2021. Entrambi, lo scorso 29 marzo, sono stati condannati per corruzione in atti giudiziari, in primo grado, a 9 anni e 8 mesi di reclusione.

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