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martedì 22 Ottobre 2024
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Capossela porta a teatro l’urgenza della condivisione: «La musica al servizio delle parole»

«Al di là delle urgenze, sono concerti di speranza che portano con loro una grande idea di comunità anche sul palco, in cui la musica è al servizio delle parole svolgendo quella funzione emotiva che va al di là delle parole». Vinicio Capossela torna in Puglia con “Con i tasti che ci abbiamo”, il tour che porta in teatro le canzoni del suo ultimo album “Tredici canzoni urgenti”.

Il disco nasce dall’urgenza, appunto, di interpretare e dare voce ai problemi più stringenti del momento storico che stiamo vivendo: dalla violenza di genere alla cattiva educazione alle emozioni, dalla cultura come mezzo di separazione sociale al parossismo consumistico generato dal capitalismo predatorio. E Capossela lo fa partendo, nel suo spettacolo, da un divano «su cui ci siamo un po’ tutti seduti e che è una sorta di totem della nostra condizione. Da lì ci rialziamo e affrontiamo una lunga carrellata di canzoni che hanno a che fare con le diverse urgenze». Protagonista assoluta della scenografia è un’enorme luna gonfiabile (realizzata da Francesco Trambaioli, curatore del progetto luci): «una luna magnetica, che sprigiona la sua forza sui sogni, che attira a sé i fluidi e il senno».

Tre le date previste in Puglia, perché la Puglia «è fatta di realtà molto diverse e le date le toccano tutte», afferma l’artista: nel teatro Verdi di San Severo di Matteo Salvatore (il 22 ottobre), al Fusco di Taranto, «una città “anomala” rispetto al resto della regione» (il 24), passando per il Petruzzelli di Bari (il 23).

Capossela porta a teatro l’urgenza di condividere, anche fisicamente, uno spazio perché «sembra che tutte le urgenze a cui fa riferimento questo disco siano ancora più urgenti in quest’anno che è passato». Stare insieme diventa, quindi, «un fatto politico» e, in questo senso, «lo spettacolo potrebbe tentare di farsi politico e civile, o comunque di non ignorare temi che la politica affronta solo per cercare consenso».

In un mondo in cui «la realtà ci impone delle urgenze – racconta – il concerto vuole unire alle canzoni una serie di riflessioni, di pensieri. L’urgenza maggiore è quella della disperanza, della solitudine che ci prende in un mondo in cui la nostra partecipazione è illusoria». “Con i tasti che ci abbiamo”, invece, «suoneremo e parleremo e canteremo nel riparo dei teatri. Il cuore urgente (per citare il telegrafista di Jannacci) non ha bisogno di maschere, scenografie e infingimenti, è un cuore messo a nudo, una radiografia a torace aperto. Soltanto riconoscendo la nostra finitezza possiamo costruire sui nostri limiti delle possibilità», conclude Capossela.

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