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Al via “Il Libro Possibile”, Rosella Santoro: «Volevo portare Merini e Fo a Polignano» – L’INTERVISTA

Appassionata, curiosa, determinata, eclettica e con uno sguardo sempre proteso verso il nuovo. Rosella Santoro, direttrice artistica de “Il Libro Possibile” entra di diritto tra le donne pugliesi più note nel mondo della cultura. Conto alla rovescia per l’avvio della ventitreesima edizione della kermesse che dà spazio all’universo dei libri; da mercoledì a sabato, a Polignano a Mare, e da martedì 23 a sabato 27, a Vieste, sono previsti oltre trecento ospiti tra illustri esponenti anche internazionali e tutti accomunati da una forte dedizione: la lettura.

Professoressa, partiamo proprio da qui, dai libri. Si è laureata in “Storia dell’arte antica”, insegna da 23 anni Italiano e Latino al liceo “Cartesio” di Triggiano e vive la lettura come fosse aria da respirare. È così da sempre?

«Un grande amore: le dico che in casa ho libri sparsi ovunque e nei posti più impensati come ripostigli, intercapedini e negli armadi dei vestiti. L’insegnamento poi è stata una scelta sul filo di questa passione, direi quasi una necessità».

Quindi l’idea de “Il Libro Possibile” è nata nell’ambiente scolastico e poi è “uscita” dalle aule per finire nelle piazze?

«Sì, un passaggio naturale grazie all’iniziativa “Chocolat”, con tanti maestri cioccolatai; un percorso di lettura che mi venne in mente e che prevedeva incontri con gli autori e dibattiti formativi con i ragazzi. Il tutto si è poi allargato ed è sbarcato a Polignano grazie alla conoscenza e collaborazione con Gianluca Loliva, presidente dell’associazione Artes e organizzatore del festival».

Lei è stata l’antesignana di un format vincente. Qual è il valore aggiunto della piazza?

«Portare i libri fuori dai luoghi consueti e promuovere la lettura in un clima di accoglienza».

E nel corso degli anni, insieme alla sua squadra di lavoro, come è stato vedere una Polignano sempre più rinomata?

«Per darle un’idea, nei primi anni c’era un solo bed & breakfast. Era decisamente difficile invitare e far venire personaggi famosi nel cuore del Sud. Oggi, insieme all’offerta paesaggistica esiste sempre di più un’integrazione culturale».

Entriamo nel vivo della rassegna con il titolo di forte impatto comunicativo: “Where is the love?”. Una speranza affinché, in questo tempo segnato dalle guerre, la cultura possa riuscire ad indicare la via della pace?

«Coltivare l’aspetto umano ha per me la priorità e la cultura si traduce in comportamenti. Il confronto nei tanti ambiti del sapere allarga i nostri orizzonti e può salvare. Attraverso l’acculturamento si cambia collettivamente e senza essere utopici si può costruire un percorso migliore per tutti. Vogliamo sperare, quindi, che partendo dalla riflessione sulla crisi nel mondo si riesca a dar risposte».

Chi avrebbe voluto ospitare a “Il Libro Possibile” e invece non è venuto?

«Rimpiango la poetessa Alda Merini, sono stata ad un passo dall’accoglierla dopo averla sentita per telefono. E poi il drammaturgo Dario Fo con il quale avevo preso contatti. Vorrei avere lo scrittore Emmanuel Carreère. Intanto ora, con il team del festival, un gruppo compatto ed eterogeneo per età ed esperienza, siamo pronti per accogliere i tantissimi personaggi».

E dopo la manifestazione andrà in vacanza?

«Mi occupo di questo evento quasi tutto l’anno e, tra gli impegni anche della scuola e diversamente dalle vacanze di un tempo a Peschici, per me il relax consiste semplicemente nel passeggiare in riva al mare o in pineta, apprezzare la luce della luna e l’avvolgente silenzio della natura. Insomma, gustare la quotidianità».

Quale libro ha ora sul comodino?

«Non uno solo ma diversi e di vario genere, dalla poesia al romanzo».

Legge anche quelle volte in cui viaggia?

«Un aneddoto su tutti: mia figlia Giorgia, responsabile delle relazioni esterne del festival, ricorda le volte in cui mi fermo negli autogrill alla spasmodica ricerca di libri».

E altre passioni?

«Quella per l’archeologia e l’ho toccata con mano frequentando una scuola a Roma. Poi adoro la chitarra: mi iscrissi al Dams, ero una chitarrista».

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