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martedì 15 Ottobre 2024
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Giornata delle solitudini: a Bari l’elogio della bellezza delle nostre fragilità. Il monologo di Daniela Baldassarra

Una raffica di verità tanto scomode quanto magistralmente rese esilaranti, ieri, è stata portata in scena nell’aula magna della Corte d’appello di Bari dall’attrice e autrice Daniela Baldassarra.

La 12° edizione della Giornata regionale contro le solitudini è stata organizzata da Giraffa Onlus, presieduta dall’avvocata Maria Pia Vigilante, all’interno del progetto Reama finanziato dall’Ue.

Tra i relatori presenti la procuratrice generale Angela Tomasicchio, il procuratore aggiunto Ciro Angelillis, la presidente di sezione Francesca La Malfa, il presidente del tribunale Alfonso Pappalardo, le assessore – rispettivamente regionale e comunale – Rosa Barone e Francesca Bottalico, lo psichiatra Sergio Rubino, la psicologa Rubina D’Errico e l’avvocata Roberta De Siati.

Tra i loro interventi si è esibita con un umorismo esplosivo e tagliante Daniela Baldassarra. Ha raccontato, con il reading “Pressioni” e il monologo “Brutta storia la bellezza”, quanto sia difficile uscire da quel falso perbenismo di entrambi i generi che vorrebbe le donne ancora aderenti ai dettami del modello patriarcale. Dalla necessità di sposarsi alla maternità come tappa obbligatoria. Dal perfezionismo alla bellezza di superficie, quella che – per le donne – sfiorirebbe “come se avessero una scadenza marchiata a fuoco sulla pelle”. E così l’artista ammonisce: “Per correre dietro ai desideri degli altri ho dimenticato i miei”.

Solitudine, dipendenza, violenza. I numeri dell’associazione Giraffa onlus parlano chiaro: 98 chiamate ricevute da gennaio ad oggi, 65 donne prese in carico. Contro i paradigmi in voga, quei “santa/puttana, madre/donna in carriera, arrampicatrice sociale/nutrice” che ci intossicano, resta una sola via di uscita: l’educazione alla bellezza dell’autostima.

Quella che le madri dovrebbero trasmettere alle figlie per non vederle poi perdersi nella fallimentare ricerca di un uomo perbene tra i narcisisti patologici, i cosiddetti “morti di figa” e i “morti di fame”. In un’ipotetica accettazione delle nostre imperfezioni è giunta anche a immaginare una pensione di reversibilità per le mogli dei mariti con problemi di erezione. Tutto ciò che il politicamente corretto tace è sgorgato dalla sua bocca con la spontaneità di chi coglie la realtà in un mare di cliché. Ci siamo persi, così profondamente soli mentre annaspiamo nella ricerca della perfezione. Sempre più lontani dalla verità delle nostre vite imperfette. Volersi bene è un percorso difficile, così come proteggere “la bellezza delle nostre fragilità”.

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