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sabato 12 Ottobre 2024
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Il giornalista David Parenzo: «La pace in Medio Oriente? Paradossalmente è più vicina» – L’INTERVISTA

«La forza de “La Zanzara” è avere un linguaggio e argomenti che investono tutti noi indistintamente». Scherza sempre sul fatto che la trasmissione sia “da chiudere”, eppure David Parenzo, giornalista, conduttore tv e speaker radiofonico, parla del famosissimo programma su Radio 24 – che divide con l’amico Giuseppe Cruciani – con un tono quasi paterno. Poco meno di 20 minuti insieme al telefono e una chiacchierata che si allarga a diverse tematiche d’attualità.

Partiamo dalla guerra in Medio Oriente. Che scenari si aprono dopo il recente bombardamento che ha portato alla morte di Hassan Nasrallah?

«L’operazione di Israele punta a rimettere in sicurezza il nord del Paese. Vorrei fosse chiaro che non c’è nessuna intenzione di conquistare il Libano. Hezbollah è una mina vagante, un nemico con l’unico obbiettivo di distruggere Israele. Ma nessuno vuole un nuovo 7 ottobre (2023 ndr)».

Mentre Biden chiede tregua, non le sembra un po’ un paradosso che l’Europa rimanga in silenzio con l’Onu che nicchia?

«L’Onu però si è espressa contro l’intervento militare israeliano, dimenticando che il Libano non ha mai rispettato la famosa “zona cuscinetto”. Detto questo, in uno scenario in cui hai il Medio Oriente sul piede di guerra, a guardare le cose più da vicino scopri che il nemico iraniano non piace a nessuno. Arabia Saudita, Giordania, Egitto, oggi sono alleati di Israele. Credo abbia ragione Matteo Renzi quando dice che la pace è potenzialmente più vicina. Può sembrare un paradosso, quello che sta succedendo con le morti civili è un dramma assoluto, eppure eliminata la minaccia iraniana, vedo possibilità di pace».

Parlando invece di Europa, sembra un momento in cui ognuno pensa fondamentalmente ai fatti propri…

«Sono un europeista convinto. Come ha detto Draghi, l’Europa è in un momento decisivo. Ci sono tanti paesi che premono per entrare, l’Europa è sexy, piace. Siamo attrattivi. Abbiamo democrazia e libertà. Abbiamo l’euro, una moneta straordinaria. Il vero punto è decidere la propria governance. Oggi l’Europa ha tre gambe, una al Parlamento, l’altra è la Commissione europea, e poi c’è il Consiglio europeo, con i capi di governo. Gli stessi che bloccano le decisioni del Parlamento e della Commissione, per gli interessi dei propri Stati-nazione. Serve invece dare più peso al potere legislativo ed esecutivo. Se iniziamo a ragionare come fronte comune, abbiamo il potenziale per avere un ruolo determinante davanti a India, Cina o Stati Uniti».

L’ha un po’ sparata Timmermans quando su «la Repubblica» ha detto che la Lega è amica di Putin?

«In questo momento non lo so. In passato lo era sicuramente. C’era un gemellaggio tra il partito Russia unita e la Lega, che ne condivideva il progetto politico».

Trova sia attuale tirarlo fuori oggi?

«Il tema dei legami tra Russia e alcuni partiti è sempre attualissimo. Indagare i rapporti con Putin lo trovo un tema giornalisticamente interessante, se poi sia attuale o meno lo spiegheranno ai loro elettori».

Parlando di Russia, uno con cui proprio non va troppo d’accordo è il professor Orsini…

«Abbiamo delle vicende giudiziarie aperte. Avrei tanto da dire su di lui, ma ne parleremo nelle aule deputate».

Passiamo a Vittorio Feltri, contestatissimo per la sua frase sui ciclisti «Mi piacciono solo quando vengono investiti». Una battuta mal riuscita. Non pensa però si sia montato un caso esagerato?

«Si può dire che “Feltri è Feltri” e giustificarlo così. Però con questa storia sembra che il direttore abbia la licenza di dire qualunque cosa. Il problema, in questo caso, è che si tocca la sensibilità di persone che hanno avuto amici o parenti morti, travolti in bicicletta da macchine. E non l’hanno presa bene».

Però addirittura una mobilitazione parlamentare del Pd sulla questione…

«Ogni partito sceglie di cosa occuparsi. Evidentemente hanno sentito che questa stava diventando una questione che monta».
Non pensa che oggi la sinistra tenda ad occuparsi troppo di cose minoritarie e poco dei problemi concreti del Paese?
«Alle volte si. Come quando si occupa di cultura Woke».

Credo si perda proprio in questo la sinistra oggi…

«Parlano a una fetta piccola, a un pezzo di popolazione. Non lo condivido, penso che bisogna occuparsi di lavoro e di altri temi più urgenti. Però difendere chi si sente discriminato non è una cosa sbagliata. Semplicemente non la metterei tra le battaglie primarie».
Su Sala che ha annunciato il ricorso per l’aeroporto di Malpensa intitolato a Silvio Berlusconi, che mi dice?
«Anche questa mi sembra una cosa prettamente ideologica. Non mi appassiona per niente. L’importante è che l’aeroporto funzioni. E che non venga intitolato a Benito Mussolini (ride ndr)».

Quindi è favorevole o contrario?

«Berlusconi è stato presidente del consiglio, per vent’anni e un protagonista assoluto della scena politica italiana, è giusto, va bene».

Si è mai chiesto come mai “La Zanzara” riscuota sempre, dopo tutti questi anni, un così grande successo?

«Perchè ha un linguaggio semplice ed è agganciata all’attualità, alle cose che accadono. Parla della realtà, e lo fa con ironia e disincanto, tirando fuori notizie. Questo fa si che tutti si riconoscano nella trasmissione: l’alto e il basso, il manager dell’industria come il Ceo internazionale, il tassista e il camionista».

Un’ultima battuta sulle parole di Andrea Ruggieri che alla Zanzara, parlando del caso Sangiuliano, ha detto che «se non sei stato con almeno 30 donne, non puoi fare il Ministro».

«Lui è l’esperto. Io sto su numeri più bassi, e sono innamorato della moglie che ho (ride ndr)».

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