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martedì 2 Luglio 2024
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Abuso d’ufficio, Stampanoni Bassi: «Non è una legge inutile e non è vero che ingolfa le aule di giustizia»

Uno dei principali argomenti utilizzati dai sostenitori della proposta di abrogare la norma che sanziona l’abuso d’ufficio è, per così dire, “statistico” e può essere così sintetizzato: siamo al cospetto di un reato “inutile”, come risulta dal fatto che, su oltre 5.400 procedimenti iscritti nel 2021, più di 4.400 siano stati archiviati e solo 18 siano state le condanne all’esito del dibattimento.

I numeri – presi così – sono senz’altro significativi e meritano una riflessione (e forse anche un chiarimento). Se 5.400 sono stati i procedimenti iscritti nel 2021, ciò significa che ogni Procura d’Italia, in media, ne ha gestiti circa 38 all’anno. Ma sono numeri che davvero ci consentono di dire che siamo al cospetto di un reato inutile e da cancellare? La sola Procura di Napoli, nel 2021, ha iscritto oltre 100.000 procedimenti. La Procura di Milano, nel 2020, ne ha iscritti poco più di 82.000 (ed erano quasi 115.000 nel 2019). La Procura di Roma, al solo mese di giugno di quest’anno, è già arrivata a quasi 100.000 procedimenti contro ignoti (ed è facile immaginare che il numero possa sfiorare i 200.000). Sempre nel 2021, nel solo distretto del Lazio sono stati iscritti più di 300.000 procedimenti. Il tema dell’abuso d’ufficio riguarda 5.000 procedimenti in tutta Italia, la stragrande maggioranza dei quali neanche arriva a giudizio. A fronte di numeri del genere – con riferimento ai quali l’incidenza delle denunce per abuso d’ufficio è infinitesimale (al netto di quelle che possono essere state considerate come non costituenti notizie di reato) – ci si chiede come possa seriamente parlarsi di “ingolfamento” delle nostre aule di giustizia.

Si tenga inoltre presente che, nella maggioranza dei casi, i procedimenti per abuso d’ufficio originano da denunce dei privati. Senza entrare nel merito del vuoto di tutela che si potrebbe creare, non è affatto scontato che il vantaggio – se di vantaggio si tratta – in termini di procedimenti che non verrebbero più iscritti possa essere così significativo, non potendosi escludere che i privati continuino ugualmente a denunciare quelli che appaiono loro come degli abusi.

Ulteriore conseguenza è quella relativa alle possibili conseguenze della abrogazione, con riferimento alla quale, da più parti, negli anni si è evidenziato il rischio della possibile contestazione di reati anche più gravi che potrebbero prendere il posto prima occupato dall’abuso d’ufficio.

In senso opposto – e, dunque, in difesa dell’abuso d’ufficio – si sono, invece, rimarcate sia le modifiche intervenute nel 2020 (che avevano già contribuito a restringere l’area del penalmente rilevante, così riducendo l’ormai famosa “paura della firma”) sia il notevole calo che si è registrato negli ultimi anni nelle iscrizioni. Sempre per dare qualche numero, la Procura di Milano aveva fatto registrare, dal 2018 al 2020 (ossia ancor prima della modifica legislativa), un caso del 24% nelle iscrizioni.

In conclusione – riprendendo da dove abbiamo iniziato – occorre chiedersi se si è davvero in presenza di un reato inutile che ingolfa i nostri Tribunali.

La risposta credo debba essere negativa anche se, a ben vedere, occorrerebbe prima chiedersi cosa si intenda per “inutilità” di un reato e, soprattutto, quale sia l’indice che andrebbe preso in considerazione. Ci si limita ad osservare – non essendo questa la sede per un approfondimento in tal senso – che se tale indice venisse individuato nella percentuale di condanne ottenute all’esito del dibattimento si dovrebbero probabilmente abrogare un gran numero di reati presenti nel nostro codice penale. Come è stato osservato, un numero così elevato di archiviazioni, anziché preoccupare, dovrebbe essere valutato positivamente, essendo la prova del fatto che le Procure sono in grado di assicurare quella funzione di “filtro” che ora – vuoi con le modifiche apportate all’iscrizione delle notizie di reato, vuoi con la nuova regola di giudizio – dovrebbe essere ancora più accentuata.

Si obietterà che tale opera di “selezione” avviene, purtroppo, con tempi non compatibili con le esigenze di un normale cittadino (e, a maggior ragione, di un amministratore) che rischia di trovarsi sottoposto ad un procedimento per mesi, se non per anni. Questo è senz’altro vero, ma si tratta di un problema che, complici anche i numeri che abbiamo prima visto, non è certamente riservato ai procedimenti per abuso d’ufficio e non rappresenta, in ogni caso, una buona ragione per la sua cancellazione.

Guido Stampanoni Bassi è avvocato e direttore della rivista Giurisprudenza Penale

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