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domenica 29 Settembre 2024
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Codice degli appalti: la riforma da chiudere con o senza governo

«La riforma del codice degli appalti pubblici intende assicurare la realizzazione in tempi rapidi delle opere pubbliche e il rafforzamento degli strumenti di lotta alla corruzione. Dobbiamo tenere lontano le mafie dal Pnrr. È il modo migliore per onorare la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino».
Così l’ormai ex presidente del Consiglio Mario Draghi ha ricordato le scadenze del governo durante il discorso al Senato di pochissimi giorni fa.
L’Iter legislativo
La riforma, che costituisce un obiettivo del Pnrr, richiede al governo tempi stringenti e dovrà essere approvata entra entro il 31 marzo di quest’anno. La delega contenuta nella legge 78/2022 scade entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge stessa (quindi il 9 gennaio 2023) ma è prorogabile di tre mesi, ricongiungendo sostanzialmente il termine a quello del Pnrr.
È stata costituita lunedì 4 luglio, con decreto del presidente del Consiglio di Stato Franco Frattini, la commissione che, come richiesto dal Governo, (ai sensi dell’art. 14 della legge istitutiva del Consiglio di Stato) formulerà il progetto del decreto legislativo sulla disciplina dei contratti pubblici, in tempi rapidissimi, già entro il prossimo 20 ottobre.
Termini stringenti per consentire al governo “una compiuta valutazione politica e i necessari passaggi procedimentali”, da conseguire entro il termine del 31 marzo.
La commissione “mista” – come previsto dal comma 4 dell’art.1 della legge 21 giugno 2022, n.78 – è composta non solo da consiglieri di Stato e dei Tar, ma anche da avvocati dello Stato, consiglieri della Corte di Cassazione e della Corte dei Conti, da professori, avvocati ed esperti tecnici.
La commissione speciale
Sarà Franco Frattini a presiedere la commissione speciale coordinata da Luigi Carbone, presidente della prima sezione (la “sezione normativa”) ed ex capo di gabinetto del Mef.
La commissione speciale sarà articolata in sei sottocommissioni, ciascuna di essa presieduta da un presidente di sezione del Consiglio di Stato.
Non è previsto, almeno al momento, nessun rappresentante di Anac (Autorità nazionale anticorruzione) che potrebbe essere comunque oggetto di esame e revisione in termini di competenze.
Esclusi dal tavolo anche i tecnici. È caduta nel vuoto la polemica del presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri che ne chiedeva il coinvolgimento.
I contenuti dello schema di decreto
Semplificazione delle procedure, accesso a micro e piccole imprese, definizione di norme che prevedano criteri premiali per l’aggregazione di impresa e che motivino la decisione di non procedere alla suddivisione in lotti dell’appalto da parte della stazione appaltante.
Professionalizzazione delle stazioni appaltanti, il cui numero potrebbe essere rivisto al ribasso pur continuando ad assicurare la qualità della spesa pubblica, rinnovo del sistema dei controlli, semplificazione delle procedure per gli investimenti in tecnologie verdi e digitali, queste dovrebbero essere le linee guida che l’esecutivo dovrà considerare.
Si profila un codice sicuramente più leggero rispetto a quello attuale.
Le linee guida di Frattini, infatti, riguardano la costruzione di una normativa su contratti pubblici che sia snella, capace di sostenere il Paese nel processo di crescita e affrontare le sfide del Pnrr.

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