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Multiproprietà, parla il legale della famiglia De Laurentiis: «Si possono regolare. Mi fido di Abodi»

L’avvocato Mattia Grassani, legale della famiglia De Laurentiis, fa il punto sul tema multiproprietà nel calcio. «Spesso le rivoluzioni nel mondo sportivo sono passate da interventi esterni. Bari in vendita? I De Laurentiis si siederanno al tavolo solo con persone del loro calibro. In ogni caso la società resterà in ottime mani». Il 31 luglio 2018 il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, scelto dal sindaco di Bari, Antonio Decaro, per la rinascita del calcio a Bari, annunciò la volontà di creare un «polo calcistico del Sud». Un progetto però osteggiato dalle regole vigenti in Italia, ma che potrebbe trovare nell’Europa un prezioso alleato. La scorsa estate, dopo un lungo braccio di ferro con la giustizia sportiva della Figc e due ricorsi persi in ambito federale, grazie ad una concertazione si è arrivati alla proroga del divieto di multiproprietà fino a giugno 2028. Ma con un’eventuale promozione in Serie A del Bari il divieto scatterebbe immediatamente. Sugli scenari possibili è intervenuto Mattia Grassani, tra i massimi esperti di diritto sportivo in Italia, nonché avvocato della famiglia De Laurentiis.

Avvocato, il presidente dell’Uefa Ceferin ha annunciato possibili novità: si aspetta una svolta in favore delle multiproprietà e in che modo?

«Non mi aspetto novità, ma le auspico, in ragione della crisi finanziaria che affligge, ormai da anni, il sistema calcio. Certe regole sono anacronistiche, lo diciamo dal 2018, ed esistono altri strumenti, alternativi al divieto, per garantire la regolarità delle competizioni e allo stesso tempo consentire a proprietà solide di investire».

Un giro di vite che irrigidisca regole e inasprisca eventuali sanzioni, permettendo la gestione di più società di calcio: scenario possibile?

«È uno scenario possibile, anche alla luce delle sempre più diffuse multi ownership nel calcio. La Uefa nel 2017 risolse la problematica insorta tra Rb Lipsia e Red Bull Salisburgo adottando una interpretazione elastica della normativa vigente in materia di multiproprietà a dimostrazione della volontà di individuare soluzioni maggiormente flessibili. A mio avviso l’introduzione di correttivi legati a calciomercato, flussi economici, condivisione di dirigenti può consentire di salvaguardare la regolarità delle competizioni e al contempo incentivare gli investimenti nel calcio».

In Italia però vige il “nuovo” articolo 16 bis delle Noif, che da giugno 2028, grazie ad una proroga della Figc, vieta in modo assoluto la multiproprietà in ambito professionistico: si aspetta una retromarcia?

«Me lo auguro, anche perché già adesso la Figc adotta misure ben più restrittive della Uefa, secondo cui il divieto di multi ownership riguarda il singolo individuo e non si estende ai parenti. In concreto, il Bari e il Napoli, secondo le norme Uefa, potrebbero sfidarsi nella stessa categoria ove i proprietari fossero due diversi soggetti comunque appartenenti alla famiglia De Laurentiis, ad esempio i due fratelli Edoardo e Luigi. Un divieto per due parenti (anche di quarto grado) di detenere club professionistici appare davvero troppo restrittivo e limitativo della libertà imprenditoriale».

Di recente sono state annunciate interrogazioni parlamentari bipartisan sul tema, da due deputati pugliesi, Bellomo (Lega) e Lacarra (Pd) per salvaguardare la gestione del Bari da parte dei De Laurentiis: pensa possa esserci una volontà politica concreta o c’è il rischio di “propaganda”?

«La volontà politica potrebbe agevolare un percorso di implementazione delle regole federali che si avvicini alle norme vigenti in Europa, privilegiando la concorrenza e il mercato. Spesso le rivoluzioni nel mondo sportivo sono passate da interventi esterni, legislativi e giurisprudenziali, mai dire mai».

Si aspetta in futuro un intervento del governo teso ad ammorbidire la posizione della Figc?

«L’ordinamento sportivo è autonomo e le ingerenze delle autorità governative sulle istituzioni sportive sono vietate anche dallo Statuto Fifa, a pena di sanzioni per le Federazioni sportive nazionali. Il Ministro Abodi è dirigente esperto ed illuminato e, dunque, nel rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza della Figc, conosce perfettamente il perimetro delle proprie competenze e gli ambiti di intervento a lui riservati: sono sicuro che eserciterà al meglio le proprie prerogative, nell’interesse del movimento che rappresenta, favorendo l’ingresso nel calcio di investitori affidabili».

Aurelio De Laurentiis ha annunciato che in caso di promozione in Serie A del Bari sarà il club pugliese ad essere ceduto e non il Napoli: un “copione” già scritto?

«Bisogna rispettare e prendere atto delle parole del Presidente, che è stato piuttosto chiaro. Certamente è difficile privarsi di un gioiello come il Napoli che, soprattutto in questo periodo, rappresenta un caso di scuola di gestione imprenditoriale sportiva all’avanguardia e virtuosa».

Lei ha seguito le sorti societarie del Bari nelle ultime due gestioni: come scongiurare il rischio che, in caso di cessione, il club biancorosso, dopo un percorso di grande crescita negli ultimi 5 anni, finisca nelle mani sbagliate?

«Si tratta di un rischio che chi conosce la famiglia De Laurentiis sa essere inesistente. Aurelio e Luigi sono imprenditori di spessore e si siedono soltanto a tavoli che ospitano interlocutori del medesimo calibro. Qualsiasi sarà la scelta della famiglia, la società resterà in ottime mani».

I fondi sono un’opportunità o un pericolo data la loro “volatilità”?

«Oggi non si può che ritenerla un’opportunità, soprattutto quando individuano un management all’altezza, che assicuri una gestione oculata e visione moderna alla società. Certamente l’ingresso dei fondi ci allontana dall’idea romantica di un calcio che, bisogna rassegnarci, è sempre più lontana dalla realtà: la famiglia De Laurentiis rappresenta ormai uno dei pochi baluardi di un modello di gestione dei club costruito su proprietà italiane ‘storiche’ e presidenti iconici».

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«Me lo auguro. Rappresenterebbe un meritato riconoscimento dopo tanti anni di gestione attenta, lungimirante e coerente, sempre a barra dritta e senza mai fare un passo indietro, che ha introdotto un modello destinato a fare scuola nel nostro calcio».

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