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sabato 19 Ottobre 2024
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Adesso è il momento giusto

Un destino cinico e baro pretende che ancora oggi le donne, per poter ottenere maggiori poteri decisionali e rappresentativi, debbano chiederlo ad alta voce, facendosi sentire, perché ancora la cosa non è nella naturalità degli eventi. L’apprezzata regista e scrittrice Cristina Comencini, non sapendo più che pesci prendere e ispirandosi ad un suo film, quei pesci li ha liberati ed ha usato con gusto e raffinatezza il codice dell’ironia. Infatti, in un suo editoriale su un quotidiano nazionale, ha lanciato un appello sardonico affinché a salire al Colle fosse “finalmente” un uomo! Perché tanto, quella scalinata per una donna, sembra essere ancora un’utopia.

Ovviamente, a parole, tutti si dicono d’accordo. Anzi, la carta della donna è un’ottima giocata per eludere domande imbarazzanti ed uscire da qualsiasi impasse. La risposta analgesica, a volte addirittura anestetica, è sempre la stessa: “Al Quirinale vedrei bene una donna”. La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, Letizia Moratti, Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, la sempreverde Emma Bonino; ognuna di queste andrebbe bene, tranne poi convergere su nomi -ovviamente maschili- di personaggi dalla statura più alta e dalla caratura politica più raffinata ed adatta al ruolo. La physique du rôle, che i francesi racchiudono ancor più nell’immagine di una physique de l’emploi, non è al femminile: facciamocene una ragione. Eppure, siamo di più. La popolazione italiana è composta al 51% da donne e al 49% da uomini. Solo che le percentuali cambiano quando andiamo a leggere i numeri relativi a chi usufruisce del diritto di voto nelle votazioni popolari.
Sin dagli Anni Settanta la media è a favore dei maschi: vanno a votare più delle femmine. Sapete, sono quei cinque, sei punti percentuali che fanno la differenza e soprattutto aumentano il divario per una parità di genere anche in Politica. Toccherà fermarsi e riflettere su questo punto per studiare una strategia capace di portare più donne al voto. Anche perché l’astensionismo femminile potrebbe essere anche responsabile della fattura di una classe dirigente politica non sempre all’altezza della situazione. “Noi donne cediamo il passo: ora un uomo alla presidenza della Repubblica”, ancora rido alle parole di Cristina Comencini. La generosità delle donne è massima, anche quando non hanno niente da dare. Già me li vedo gli editorialisti di vaglia storcere il naso. Scriverebbero una roba tipo: “Ma che discorsi sono questi? Troppa faciloneria. Un presidente non va eletto prendendo in considerazione se sia uomo, donna o Lgbtqia e tutte quante le altre lettere dell’alfabeto! Perdinci, c’è bisogno di uno capace e che abbia esperienza. Il sesso non dev’essere una pregiudiziale. Se avessimo una Merkel, nessuno avrebbe da obbiettare a che si eleggesse una donna, ma francamente una donna così in Italia non c’è. Perciò che si rispettino solo ed esclusivamente i criteri del merito e della competenza. Verrà il tempo delle donne, verrà”.
Ecco, è così che – più o meno – scriverebbe qualche blasonata firma di provincia. Chiudo con una riflessione: se non ci fosse da piangere verrebbe da ridere. E bene ha fatto Comencini a provarci. La verità è che le cose facili diventano difficili quando passano sotto la scure del potere e del comando. Una donna al Quirinale? Sì! Se non ora quando?

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