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domenica 8 Settembre 2024
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Come fermare la fuga dei giovani

Sull’equilibrata gestione del binomio di tempo e lavoro, si fonda oggi l’approccio dei giovani al mondo del lavoro. Recenti studi riportano che sempre più conta il buon lavoro, contrattualizzato, che soddisfa economicamente, salvaguarda salute e sicurezza, e consente anche di gestire parte del proprio tempo libero attraverso un moderno welfare aziendale.

Come Cisl Puglia, iniziative regionali di dialogo e ascolto ci hanno consentito di avviare serie riflessioni per comprendere meglio le nuove generazioni rispetto alle loro preoccupazioni ed esigenze di vita e di lavoro. Diverse volte abbiamo sottoposto all’attenzione della Regione Puglia, all’assessorato alla Formazione e Lavoro, analisi unite alle necessità emergenti sul territorio, così da poter individuare insieme strategie e soluzioni a carattere strutturale. Senza dubbio, il programma Gol con tutto il Pnrr possono essere determinanti e su cui si sta collaborando.

Bisogna prendere atto che serve una visione nuova, visto che da un po’ di tempo è saltato lo schema tradizionale “studio-lavoro-pensione” tipico delle generazioni precedenti. I numeri parlano chiaro. Sono circa 525mila i giovani italiani emigrati tra il 2008 e il 2022, di cui solo il 30% di essi, è tornato in Italia. Pertanto i due terzi, circa 350mila, hanno lasciato definitivamente il Paese. Molti sono laureati, attratti da migliori opportunità retributive, di carriera e di qualità di vita quotidiana con servizi più efficienti e più favorevoli. Tanti di loro raccontano la propria insoddisfazione, nel nostro Paese e in particolare in queste aree del Sud, per percorsi di carriera scarsamente remunerativi nel lungo periodo e talvolta, per non dire spesso, anche poco stimolanti.

Le diverse criticità però occorre ricercarle, non certo sulla “voglia di lavorare” dei giovani, perché quella decisamente c’è, ma invece nella limitata capacità delle imprese di fare investimenti strutturali finalizzati a loro; nonostante strumenti legislativi a disposizione. Occorre a questo punto, forse, un nuovo approccio culturale, dove al centro possa esserci stabilmente la persona e la partecipazione inclusiva dei lavoratori (articolo 46 della Costituzione); su cui la Cisl nazionale ha presentato una proposta di legge di iniziativa popolare, attualmente al vaglio della Commissione Finanze e Lavoro presso la Camera. È importante osservare che, a ogni giovane straniero che arriva in Italia, ne corrispondono almeno 7,5 italiani che emigrano in Paesi come Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito.

Di fronte a questa emorragia, bisogna agire subito. Si prevede che nel 2040 in Puglia abiterà il 69% di giovani, di età tra 18 e 21 anni, in meno rispetto al 2022; tutto ciò effetto del calo demografico ma anche del fenomeno migratorio che porterà, qualora non ci dovessero essere interventi mirati, a un progressivo spopolamento di queste aree. Come evidenziato, nei giovani si riscontra purtroppo poca fiducia. Il 73% di loro considera molto difficile l’ingresso nel mondo del lavoro, pur comprendono l’importanza di avvicinarsi a corsi di formazione professionale, stage e tirocini per affrontare il lavoro con adeguate competenze.

Di conseguenza, anche in Puglia, la precarietà e la limitata offerta di opportunità occupazionali non fa che incrementare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Oltre a ciò, la questione lavoro delle giovani generazioni si complica ancor più da genitori. Soprattutto nei mesi estivi, infatti, diventa complesso gestire il tempo da dedicare alla cura dei figli mentre si è al lavoro. In questo senso, la Puglia non spicca per centri estivi e percorsi per minori. Anzi, si colloca agli ultimi posti della classifica nazionale con solo l’1,6% di servizi pre e post scuola per minori tra i 3 e i 14 anni di età. Anche in questo senso, la limitata offerta formativa rivolta ai più piccoli non aiuta le madri e i padri che lavorano. In realtà cresce, anno dopo anno, il numero di tante giovani mamme che si dimettono, costrette a scegliere tra lavoro, figli e famiglia. In tutto questo, siamo davanti a uno scenario preoccupante e che dovrebbe metterci in immediato allarme.

«Una patologia alla quale porre rimedio», come ha detto di recente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sottolineando la necessità di «individuare percorsi per garantire il ritorno in Italia». Pensiamo che la politica debba guardare al futuro di questi territori con molta più attenzione e non con soluzioni tampone. La Cisl Puglia ha intrapreso diverse attività di formazione e informazione nelle scuole e nelle università, così come promosso percorsi di consapevolezza nei luoghi di lavoro. Tutti dobbiamo fare di più. Abbiamo il dovere di impegnarci attraverso un patto sociale con la massima determinazione e partecipazione affinché la Puglia ritrovi da subito, assieme ai propri giovani, vigore ed energia. Bisogna costruire il domani con braccia forti e camminare sulle gambe delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, coinvolgendoli.

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