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La guerra uccide l’economia

La guerra russo-ucraina e le sanzioni imposte alla Russia hanno avuto effetti sui flussi commerciali determinando cambiamenti significativi. Il conflitto ha infranto lo spazio economico euro-asiatico che aveva la Federazione Russa come suo perno, sia come fornitore di energia e di materie prime a basso costo, sia come nodo infrastrutturale per il passaggio di merci su ferrovia dalla Europa Occidentale alla Cina.

La Germania è il paese che ha subito più danni. Il calo delle importazioni tedesche dalla Russia su base annua ha riguardato principalmente le importazioni di petrolio e gas (-99,9%), di carbone (-91,6%) e di alluminio e leghe (-47,6%). Nello stesso tempo l’indotto industriale tedesco in Ucraina ha subito un drastico ridimensionamento per effetto della distruzioni belliche. o spazio lasciato aperto dall’Ucraina è stato subito colmato da altri paesi e questo spiega in gran parte l’aumento del esportazioni di Campania e Puglia nel 2023.

Secondo i dati Istat, nel 2023 l’export nazionale in valore risulta stazionario, ma molto differenziato a livello regionale, con una aumento delle esportazioni più marcato per il Sud (+16,9%) e più contenuto per il Nord-ovest (+2,4%), una flessione per il Nord-est (-0,8%) e il Centro (-3,1%) e una netta contrazione per le Isole (-19,2%). In Puglia i settori più dinamici sono stati l’estrazione di minerali da cave e miniere (+229,4%); i prodotti alimentari, bevande e tabacco (+15,7%); la carta e prodotti di carta, prodotti della stampa e della riproduzione di supporti registrati (+8,4%); i computer e gli apparecchi elettronici e ottici (+6%); le macchine ed apparecchi (+14,3%); i mezzi di trasporto (+6,8%); gli autoveicoli (+16,6%). Le esportazioni delle regioni meridionali sono state dirette prevalentemente verso Svizzera, Germania e Stati Uniti.

La locomotiva tedesca svolge ancora un ruolo importante come mercato di sbocco dei prodotti italiani, il suo rallentamento non ha avuto ancora pesanti effetti per il totale delle esportazioni italiane perché la guerra ha modificato i flussi commerciali avvantaggiando le nostre imprese. Tuttavia tra i territori più integrati nell’economia tedesca, si osserva un marcato e preoccupante declino dell’export, in particolare per il Friuli-Venezia Giulia (-10,4%) e Lombardia (-4,8%). Il rallentamento della locomotiva tedesca, quindi non fa ben sperare. Secondo gli ultimi dati, su base annua, nel 2023, il PIL è diminuito dello 0,3% e il Paese è entrato in recessione tecnica (con una contrazione del settore industriale di -2%).

Diversi i fattori alla base di questa performance negativa, in primo luogo, la crisi energetica e la conseguente inflazione hanno ridotto consumi ed investimenti, a questo si è aggiunto il calo delle esportazioni verso la Cina (-8,8% variazione annua 2023). L’area di scambio euro-asiatica su cui la Germania ha costruito la sua fortuna nel ventennio dell’euro, oggi è infranta, non solo per le difficoltà della guerra, ma anche per le tensioni geopolitiche nell’area del Pacifico e per un rallentamento dell’economia cinese, colpita dalla crisi immobiliare. La Germania è ora impegnata nella riconversione dei suoi flussi commerciali verso l’area dell’Atlantico, un percorso incerto anche per le spinte protezionistiche degli Usa.

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