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Poltrone per soli uomini

In Puglia il 51,8 della popolazione tra i 55 ed i 59 anni è donna, eppure nell’ultima competizione elettorale regionale, nonostante il sistema della doppia preferenza, su 50 seggi disponibili solo 8 donne sono state elette.

Per legge 8 su 10 assessori devono essere scelti tra i consiglieri eletti; ed oggi abbiamo solo due assessore tra le elette in Consiglio.
Lo stesso Consiglio regionale ha eletto presidente Loredana Capone ma, all’atto di strutturare le commissioni consiliari è riuscito a fare il non immaginabile: 7 presidenti di Commissione e 7 vicepresidenti tutti scelti tra consiglieri uomini. senza lasciare spazio alcuno alle consigliere, alcune delle quali con chiare e comprovate competenze per presidiare le materie assegnate a ciascuna commissione.
La partecipazione delle donne ai processi decisionali resta uno dei punti deboli della rappresentanza di genere in Puglia.
Eppure all’inizio dell’attuale legislatura il presidente Emiliano disse che avrebbe nominato 5 uomini e 5 donne: «Questo 50 e 50 noi lo dobbiamo a tutte quelle donne che hanno lottato per avere la doppia preferenza di genere». Ma la verità è che questa materia non può essere demandata alla discrezionalità della decisione politica.
Perché l’incapacità è manifesta e certi giri di potere sono difficili da rompere: con il risultato che anche per le ultime recentissime nomine dei manager della sanità pugliese su 11 postazioni solo una è stata assegnata ad una donna. Come dire il posto di bandiera, o dell’ipocrisia a seconda dei punti di vista. Ma questa volta è ben più grave, perché tutto avviene in aperta violazione dell’art.13 comma 1 della legge regionale 35/2021, osannata come legge sulla parità salariale, che in realtà di buono aveva soprattutto alcuni punti fermi e principi di riferimento. Calpestati senza alcuna motivazione, appunto. E non è questione di quote. Le donne, pilastro della lotta contro il Covid, maggioranza delle lavoratrici della sanità, sono pressoché inesistenti tra chi la governa. Adesso vorremmo sentire la voce delle donne che nelle istituzioni regionali ci sono e non proferiscono parola, né assumono iniziative di senso. E a nulla serve preparare cerimonie e celebrazioni per il prossimo 8 marzo.
* Per la Rete delle donne costituenti pugliesi

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