Home Editoriali Tu non puoi capire – E se cercassimo delle alternative?

Tu non puoi capire – E se cercassimo delle alternative?

Questa settimana ho prestato particolare attenzione a tutte le notizie, soprattutto a come venivano veicolate sul web e la rilevanza che acquisivano.

Ho scoperto, senza alcuno stupore, che abbiamo una passione smodata per tutto ciò che ha una connotazione tragica, forte e con un pizzico di “pettegolezzo” anche se non è il termine giusto. È stata una settimana nella quale è:

  • stato approvato il nuovo Codice Rosso – già licenziato il 26 Luglio e che ha lo scopo di definire modalità, pene ed attuazioni per aiutare le vittime di molestie, violenza, stalking e punire i colpevoli – dove è stata ulteriormente sostenuta la necessità di essere tempestivi (entro 3 giorni) nell’ascoltare la vittima dopo che il reato è stato iscritto agli atti (ora dove il PM non possa farlo può avocare le indagini il procuratore generale presso la corte di appello);
  • due femminicidi in questa settimana (Rossella Nappini e Marisa Leo) che portano ad 80 il numero delle vittime da inizio anno;
  • continuano, senza che ci sia reale interesse, violenze contro le donne e privazioni di tutti i diritti in Iran (ultima denuncia la giornalista Nazila Maroufian violentata in carcere), Afghanistan (dove alle donne è stato anche vietato di sorridere, usare cosmetici e uscire. In aggiunta al resto delle repressioni), India (dove le donne sono considerata più un problema che una persona, oltre ad avere il più alto tasso di matrimoni infantili, le vedove dei coniugi sono costrette a radersi, vivere in una comunità dove chiedere l’elemosina e prostituirsi per vivere), Somalia (dove esistono i “gate keepers” che costringono le ragazze ad avere rapporti sessuali con loro in cambio di cibo e acqua), e mi fermo qui perché l’elenco potrebbe proseguire;
  • l’Iman di Birmingham ha tenuto un sermone, diffuso su Youtube, dove ha descritto come lapidare una donna adultera “nel giusto modo”, seppellendola fino alla vita in modo “da tutelarne il pudore” e poi tirandole contro pietre fino alla morte;
  • stato approvato il decreto Caivano dove sono inserite le misure per contrastare la criminalità giovanile con: Daspo urbano ai maggiori di 14 anni in caso di violenza, minaccia o resistenza a un pubblico ufficiale; carcere preventivo a prescindere dal limite di pena previsto; messa alla prova; sanzioni sui genitori fino a 2 anni di detenzione se non mandano alla scuola dell’obbligo i figli; avviso orale e stop ai cellulari anche ai minorenni dai 14 anni, inoltre il Questore può vietare di possedere o usare qualsiasi dispositivo di comunicazione lì dove sia servito per divulgare video, notizie e quanto non dovuto.

Ma oltre a rimanere sconvolti da queste notizie, sulle quali possiamo solo aspettare e vedere cosa cambia veramente, se ne affiancano altre che passano nel dimenticatoio ma che dovrebbero ugualmente interessarci:

  1. la bancarotta, nel Regno Unito, del Comune di Birmingham che si vede costretta a pagare 760milioni di sterline (900 mila euro) per adempiere agli obblighi in materia di parità retributiva da parte di tutte le donne che non hanno usufruito, nel corso degli anni, ai bonus assegnati ai dipendenti di sesso maschile. Già dal 2012 la Corte Suprema si era espressa a favore delle lavoratrici che avevano intentato la causa, per cui si era giunti ad una mediazione tale da farne beneficiare anche alle donne che avevano rivendicato il loro diritto successivamente. Ed ora che si fa, visto che poi un Comune in Gran Bretagna non può fallire? La politica è già all’opera!
  2. Aumentano i casi di denunce da parte dei figli verso i genitori per lo “sharenting” cioè la condivisione eccessiva di dettagli, foto, video e quanto di privato on line. Poiché le ripercussioni della eccessiva esposizione non sono solo di privacy ma impattano anche sulla sfera psicologica dei bambini – che non hanno alcun controllo sulla propria immagine digitale – diventa necessario andare in una maggiore regolamentazione in questa direzione.

Come possiamo fare in modo che tutto ciò non resti solo una notizia ma ci renda cittadine/i consapevoli e promotrici/ori di iniziative e azioni vere? Che ne dite di iniziare a non fare solo chiacchiere da salotto ma promuovere una cultura dei diritti di ogni persona, partendo dal dare l’esempio ed educando i piccoli al senso critico, al manifestare il dissenso e che non è la violenza l’unica risposta quando non sappiamo come fare.

Il significato di reprimere è: “Impedire che si manifesti una propria reazione fisica o psichica, un moto istintivo o un impulso” (cit Treccani). Possiamo iniziare a trovare delle alternative diverse no?

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