Lasciate in pace don Tonino Bello, lasciate riposare il santo, rileggete le sue parole di profeta, riascoltate i suoi moniti, riprendete i suoi passi, sentitevi addosso la responsabilità di portare a termine i mandati cristiani e sociali lasciati, l’eredità che va eseguita. In 30 anni da quel luminoso tramonto in quanti si sono appropriati della coperta di don Tonino per prendersi un pezzettino comodo di un personaggio e di una storia estremamente scomodi.
Di volta in volta sono nati il don Tonino politico, il don Tonino di sinistra, il don Tonino ambientalista, il don Tonino poeta, perfino il don Tonino laico…
Se trent’anni bastano per uno sguardo lucido e critico sul cammino percorso, c’è da ringraziare il buon Dio perché ha addormentato nella morte questo dolcissimo fratello vescovo, così da impedirgli di vedere i passi indietro che la nostra storia ha compiuto.
Il passo dei migranti, delle guerre, dell’accoglienza, del commercio delle armi, della violenza sociale. Il passo di una società che si millanta civile ed erudita ma schiaccia ed uccide. Il passo di una politica che rinuncia all’uomo e lo condanna alla povertà. Il passo dei diritti su cui brancoliamo nascondendoci dietro finte eredità di bandiera. E tanti altri passi.
Se abbiamo capito don Tonino e il suo messaggio, almeno oggi, lasciamolo in pace nella sua festa celeste, e promettiamogli un silenzio pieno di umiltà, senza manti pseudointellettuali e radical-chic-cattolici.
Restiamo connessi con la nostra coscienza e capiamo cosa siamo: di certo non orfani di lui come i primi tempi. Piuttosto adulti che percorrono la strada di un tempo ancora di sfide. Dormi pure don Tonino, in attesa della Salvezza. Noi ripartiamo dalle promesse non compiute, promettiamo di rinunciare alla retorica strutturale della nostra aridità, ci impegniamo a far rivivere le “gemme che annunciano la primavera della Storia”, e a “svegliare insieme l’aurora, tra le nuvole in fuga”. Finalmente, aggiungo io.
Francesco Minervini è docente e scrittore