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Un ponte nel deserto

Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini non vedeva l’ora di annunciare che con la legge di Bilancio si coprirebbe l’intero fabbisogno per la realizzazione del ponte sullo Stretto che nel 2032 sarà attraversato dalla prima auto e dal primo treno.

Finalmente dormirà tranquillo stanotte cercando di dimenticare quello che nel 2016 aveva detto parlando proprio dell’opera di cui oggi va fiero. Disse: «Non vorrei spendere qualche miliardo di euro per un ponte in mezzo al mare».

Ci ha ripensato e, come se non bastasse, l’opera sarà strutturata su un progetto vecchio, costosissimo e dagli impatti incalcolabili secondo gli ambientalisti.

Il sonno agitato invece, continuerà ad accompagnare noi povera gente del Sud che viviamo l’incubo di arterie di collegamento stradali impraticabili o dell’alta velocità che ci divide dal Nord ma anche dal Mezzogiorno stesso.

Le oltre quattro ore per andare in treno da Bari a Napoli, ancora oggi ci sembrano uno scherzo dopo l’annuncio in pompa magna del collegamento diretto. Anzi no, una beffa.

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