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sabato 21 Settembre 2024
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Acqua, impennata delle tariffe idriche in Puglia e Basilicata. Ma la rete resta un colabrodo

In Puglia e in Basilicata le tariffe idriche sono aumentate rispettivamente del 6,1 e del 16,5% tra il 2019 e il 2023. Ciononostante in entrambe le regioni, come nel resto del Sud e dell’Italia, le cifre pagate per la fornitura di acqua restano al di sotto della media europea e rischiano di rallentare gli investimenti nel settore, finanziati per l’80% proprio da quelle tariffe. A delineare lo scenario è The European House-Ambrosetti, durante la quinta edizione della community “Valore Acqua per l’Italia”.

In Italia ogni metro cubo d’acqua viene pagato 2,1 euro contro i 3,2 della media continentale, i 6,9 della Danimarca e i 6,3 della Germania che hanno le tariffe idriche più alte dell’Unione europea. Il basso livello delle tariffe si riflette nell’altrettanto basso livello degli investimenti nelle infrastrutture idriche: 56 euro per abitante l’anno a fronte dei 78 registrati a livello continentale. Non deve meravigliare, dunque, il fatto che, nel nostro Paese, il 25% della rete abbia più di 50 anni e che le condotte facciano registrare perdite assai consistenti proprio come avviene in Romania, Grecia, Spagna, Cipro o Ungheria.

La Puglia si inserisce perfettamente in questo scenario, visto che a Taranto va disperso il 52% di acqua, a Bari il 45,6, a Foggia il 35, a Trani il 34,8, a Brindisi il 31, a Barletta il 29,7, ad Andria il 29,3 e a Lecce il 19,1. In Italia, invece, la media di acqua dispersa è pari al 36% con evidenti differenze fra singole regioni e singoli capoluoghi. La rete colabrodo si traduce anche in maggiori costi per le famiglie pugliesi, pari a 523 euro l’anno a fronte di una media nazionale pari a 460, e in grosse difficoltà per il settore agricolo, che nel 2022 ha perso un terzo delle produzioni a causa della siccità.

Secondo gli esperti di Ambrosetti, per raggiungere le performance di Paesi come Regno Unito, Germania e Francia, dove il servizio idrico è più efficiente, l’Italia dovrebbe investire circa tre miliardi in più ogni anno, quasi il doppio rispetto a oggi. «Uno scenario – sottolinea Benedetta Brioschi, responsabile della community Valore Acqua per l’Italia di The European House-Ambrosetti – che per il nostro Paese è reso ancora più complesso da un tasso di stress idrico superiore all’80% in gran parte del territorio e persino superiore in 12 regioni su 20. Senza acqua, tra industria e settore agricolo, non possono essere generati 320 miliardi di euro di pil, un quinto del prodotto interno lordo complessivo del Paese».

Lo scenario, almeno in Puglia, potrebbe cambiare nei prossimi anni. La Regione ha recentemente annunciato lo stanziamento di 323 milioni, di cui 136 destinati al recupero di 44 milioni di metri cubi di acqua. Basterà questo sforzo economico per centrare l’obiettivo?

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