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domenica 20 Ottobre 2024
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Caos nel carcere di Foggia: detenuti scardinano i cancelli. Rivolta sedata

Un gruppo di detenuti ha tentato una rivolta, ieri sera 19 ottobre, nel carcere di Foggia.

Intorno alle 22, stando a quanto riferisce il segretario nazionale del Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria (Sappe) Federico Pilagatti, alcuni dei reclusi in un reparto hanno chiesto l’intervento di un infermiere.

In attesa dell’arrivo del parasanitario, però, i detenuti avrebbero scardinato il cancello di un cella lanciandogli contro un letto in ferro e si sarebbero riversati nel corridoio. A questo punto, riferisce Pilagatti, «tutti i detenuti del reparto hanno iniziato a sbattere violentemente le pentole contro le inferriate delle stanze provocando un caos indescrivibile».

L’agente di polizia penitenziaria ha immediatamente lanciato l’allarme e chiuso il cancello d’ingresso al reparto che, però, i detenuti sarebbero riusciti a scardinare utilizzando come ariete un carrello in acciaio utilizzato per il trasporto di vivande e altro.

I detenuti avrebbero tentato di entrare in una sezione attigua alla loro e avrebbero incitato altri reclusi a rivoltarsi.

Sono nel frattempo arrivati i rinforzi e i poliziotti sono riusciti, con non poca difficoltà, a ristabilire l’ordine. Il bilancio della rivolta, però, è di alcune stanze rese inutilizzabili a causa dei cancelli scardinati.

«Ormai gli atti di violenza e prepotenza dei detenuti ristretti a Foggia scattano per qualsiasi banale motivazione, poiché l’arroganza e il disprezzo delle regole, sono diventate pane quotidiano», commenta amaramente Pilagatti che accusa il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) di lasciare «impuniti i colpevoli di tali azioni» e di mantenere «il carcere sovraffollato con circa 700 detenuti (360 posti) e con circa un centinaio di poliziotti in meno rispetto a quelli necessari».

Il Sappe, annuncia il segretario nazionale, «insieme ai poliziotti penitenziari sta valutando di organizzare delle forme di protesta molto dure, così come fatto dai colleghi francesi che hanno messo a soqquadro le carceri al fine di mettere di fronte alle loro responsabilità le istituzioni a partire dalla politica che non può sempre lavarsene le mani, come fatto finora abbandonando le carceri in mano alla delinquenza, tra il silenzio dei grandi mass media più preoccupati della morte di un orso che di quello che avviene nell’inferno delle nostre carceri».

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