Home News Clima, sos granchio blu. Coldiretti: «A rischio 3mila imprese»

Clima, sos granchio blu. Coldiretti: «A rischio 3mila imprese»

«L’arrivo di questo crostaceo predatore è solo l’ultimo esempio di specie aliena che ha invaso le campagne e i mari italiani per effetto dei cambiamenti climatici con il surriscaldamento delle temperature causando oltre un miliardo di danni sul piano ambientale, paesaggistico ed economico». Così Coldiretti in una nota.

«Basti pensare – spiega la Coldiretti – al batterio della Xylella che arrivato con essenze importate dall’America Latina ha devastato gli oliveti del Salento in Puglia oppure la Cimice asiatica che danneggia i frutteti italiani come la Drosophila suzukii il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che attacca ciliegie, mirtilli e uva, oppure il cinipide galligeno che ha fatto strage di castagni fino al punteruolo rosso che ha decimato le palme».

Ma oltre al clima sotto accusa è anche la globalizzazione dei commerci e il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che, denuncia Coldiretti, che ha lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari.

«Una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che – conclude Coldiretti – devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati e dossier che durano anni».

La regione Emilia-Romagna rende noto di aver rilasciato l’autorizzazione, valida fino al 31 luglio 2024, a cattura, prelievo, trasporto a terra e commercializzazione del granchio blu. Tutto ciò potrà essere fatto dalle imprese ittiche titolari di concessione demaniale marittima nell’ambito della sacca di Goro e del territorio di Comacchio (Fe).

«Si tratta – spiega l’assessore regionale ad agricoltura e pesca Alessio Mammi – del completamento autorizzativo al prelievo del granchio blu anche nelle zone demaniali che non sono di pertinenza comunale, e quindi non soggette alle ordinanze già emesse dai sindaci di Goro e Comacchio. L’autorizzazione – aggiunge – è stata concessa dopo l’ottenimento del nullaosta rilasciato dal parco del delta del Po e dal raggruppamento dei carabinieri per la biodiversità».

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