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sabato 28 Settembre 2024
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Ex Ilva, sit-in dei sindacati sotto Palazzo Chigi. Acciaierie d’Italia non ferma più l’Altoforno 2

Dopo l’ennesimo rinvio dell’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia, aggiornata al 22 dicembre, i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm convocano una conferenza stampa per lunedì prossimo davanti a Palazzo Chigi.

Intanto Acciaierie d’Italia ha deciso di non fermare più l’altoforno 2, circostanza per la quale i sindacati avevano proclamato 48 ore di sciopero.

«Ancora non si conoscono le sorti della più importante azienda siderurgica italiana. Il destino di 20mila lavoratori è nelle mani di una situazione bloccata causata da ArcelorMittal che non sembra intenzionata a mettere in campo le risorse di propria competenza necessarie per continuare a mantenere in vita l’ex Ilva» dicono i leader dei sindacati metalmeccanici, Roberto Benaglia, segretario generale Fim-Cisl, Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil e Rocco Palombella, segretario generale Uilm-Uil.

«La più grande azienda siderurgica italiana, vitale per molte altre filiere produttive, rischia il tracollo produttivo e il disastro occupazionale. Il sindacato dei metalmeccanici vuole continuare a battersi per evitare tutto ciò. Il governo non può essere ostaggio di ArcelorMittal. Riteniamo che sia giunto il tempo di cambiare la gestione di Acciaierie d’Italia e che il governo, con un provvedimento d’urgenza, debba acquisire il controllo dell’azienda, rimuovere gli ostacoli, garantire produzione, sicurezza e ripresa degli investimenti, individuando partner e soluzioni industriali nuove».

Fim Fiom e Uilm continuano a non rassegnarsi allo spegnimento di Taranto e di tutti gli altri stabilimenti di Acciaierie d’Italia e intendono negoziare un nuovo futuro per i lavoratori del gruppo. Biagio Prisciano, segretario generale aggiunto di Fim Cisl fa il punto sulla situazione in fabbrica. «Ci sono numerose navi nella rada di Mar Grande cariche di materie prime che servono alla marcia degli impianti, ma che non vengono ormeggiate per lo scarico. È l’ennesima dimostrazione della gestione fallimentare che sta portando alla chiusura lo stabilimento di Taranto. I lavoratori non possono e non devono essere utilizzati come scudo, per ricevere finanziamenti a pioggia da parte dello Stato».

Per Alessandro Dipino di Ugl metalmeccanici «oramai il teatrino al quale sia i lavoratori di Acciaierie d’Italia e dell’indotto, sia l’intero Paese sono costretti ad assistere è a dir poco vergognoso. L’unico scopo sembra indurre il governo ad un’altra iniezione di capitali pubblici, necessaria a rianimare un’azienda malata cronica a causa della peggiore gestione industriale di tutti i tempi».

Il presidente della Liguria, Giovanni Toti, ha invitato la politica locale pugliese ad «accettare ragionevolmente un piano di transizione e riapertura della produzione che porti l’azienda a essere profittevole e ovviamente un piano di transizione ecologica dai tempi medio-lunghi».

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