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Ferrovie del Sud Est a rischio fallimento: è rebus sul futuro della società

Ore di angoscia per i 1500 dipendenti di ferrovie Sud Est sulla graticola dal 5 agosto scorso, da quando il Consiglio di Stato ha considerato aiuti di stato i 70 milioni di euro versati a Ferrovie dello Stato per acquisire la società pugliese, sull’orlo del fallimento, da parte del ministero del Tesoro. Una partita delicata e complessa che vede all’opera in queste settimane il ministero per le infrastrutture e le stesse Sud Est, che gestiscono la rete ferroviaria più lunga d’Italia, tecnicamente cancellate dalla sentenza che ha ripreso una decisione analoga della Corte di Giustizia europea.

Le incognite

Chi risponde ora di quel finanziamento illegittimo? Che fine faranno le Sud Est senza quei 70 milioni che adesso vanno restituiti? Il rischio concreto è che salti il bilancio spazzando via tutti gli atti posti in essere dalle stesse Sud Est dal 2016 in poi fra personale, infrastrutture e quant’altro, compresi gli aiuti del Pnrr da 1,2 miliardi di euro che ha in pancia l’azienda ferroviaria. Al momento il ministero per le infrastrutture, socio unico delle Fse, ha inviato una richiesta di chiarimenti al Consiglio di Stato finalizzata ad interpretare la sentenza nella parte in cui obbliga lo stesso ministero a riprendersi le Sud sottraendole a Ferrovie dello Stato. Si tratta di un imperativo perentorio o di una raccomandazione? Non è escluso che la società sia spacchettata e messa in vendita al miglior offerente. Ma d’altro canto c’è da valutare l’effetto della sentenza sul contratto di servizio fra Fse e Regione Puglia da circa 140 milioni di euro l’anno rinnovato a giugno 2023 fino al 2032.

Il provvedimento

Nella delibera di proroga l’assessorato ai trasporti inserì una clausola che prevedeva il ritiro dell’affidamento in caso di sconfitta nel giudizio sugli aiuti di stato, circostanza poi verificatesi, o in caso di fallimento o commissariamento delle Sud Est. Se si dovesse dar seguito a quella delibera la Regione Puglia dovrebbe affidare temporaneamente il servizio ad altri gestori, ad esempio Trenitalia per il ferro o consorzio Cotrap per la gomma. Una gestione transitoria da chiudere nel giro di un anno con la pubblicazione di una gara europea. Tuttavia dalla presidenza regionale chiariscono che la delibera di rinnovo non prevede alcun automatismo e sottopone la decisione ad una valutazione tecnica. Nel frattempo le quattro società che hanno vinto il ricorso, Arriva, Ferrotramviaria, Cotrap e Anav, restano alla finestra in attesa anche di decisioni sul risarcimento danni che potrebbe essere molto sostanzioso, si parla di centinaia di milioni di euro. Da ultimo da registrare il risveglio dei vecchi creditori delle Sud Est che hanno chiesto la riapertura del piano concordatario chiuso negli anni scorsi con un ristoro del 30% rispetto ad un buco accertato da 250 milioni di euro.

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