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mercoledì 23 Ottobre 2024
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Festival delle Regioni, l’appello all’unità di Mantovano: «Azzeriamo le distanze»

Il messaggio del Governo appare chiaro: «Azzerare le distanze è possibile se si fa squadra, e soprattutto se si ha consapevolezza di essere parte di una squadra, del Team Italia, con tutte le differenze che esistono tra di noi, che nessuno può negare o cancellare, ma avendo presente obiettivi comuni che sono obiettivi grandi». Lo ha ribadito anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, intervenuto a Bari alla giornata conclusiva del Festival delle Regioni in rappresentanza della premier Giorgia Meloni. Un suggerimento che sembra voler conciliare le divergenze e le polemiche emerse durante le tre giornate del Festival sulla legge Calderoli, i fondi alla sanità e la manovra finanziaria attesa nelle prossime settimane.

Lo sviluppo

L’intervento del sottosegretario è poi proseguito con una analisi dello stato delle istituzioni e sul ruolo delle Regioni. «Vi è un luogo dove la mancanza di giovani si fa più sentire ed è quello delle istituzioni. Su circa 8000 comuni italiani, 117 sindaci hanno età compresa tra i 18 e 30 anni e circa 700 tra i 31 e 40 anni, quindi gli under 40 sono circa il 10%. Nessun presidente di Regione ha meno di 40 anni, nel 2020 ve n’erano due. Solo due ne hanno tra i 40 e i 50 anni. Su questi dati pesa il crollo demografico, che dal 2002 al 2022 ha fatto sparire oltre 3 milioni di giovani, il 20% degli under 35 ma non è l’unica causa. La generazione giovanile non è disinteressata ai temi della politica, ma preferisce forme di attivismo alternative come il volontariato. Tutto questo ha un costo perché si genera un circolo vizioso. Se le redini delle istituzioni vengono affidate a chi ha età, sensibilità e interessi molto distanti da quelli giovanili sarà difficile attendersi politiche amiche, ovviamente ci sono le eccezioni ma questo farà crescere la disaffezione e aumentare quella distanza che invece intendiamo azzerare».

Le migrazioni

Sul tema caldo delle migrazioni, che il governo sta affrontando in questi giorni a causa del caso “Albania”, il sottosegretario ha voluto ribadire l’impegno dell’esecutivo sul piano Mattei, definito una “possibilità” e non una “scatola vuota”. «Il piano Mattei è una grande opportunità per tutti e non è né un modo per affrontare la questione immigratoria né una scatola vuota. È il modo italiano, e stiamo lavorando affinché diventi il modo europeo, di impostare una relazione paritaria, non predatoria, collaborativa con gli Stati africani coinvolti. Con loro non stabiliamo a Roma ciò che serve per loro, ma ci facciamo dire cosa serve per loro e individuiamo progetti comuni da realizzare sul territorio, dall’alimentare al digitale dalla transizione ecologica allo spazio». Un esempio? gli interventi che il governo italiano sta per attuare in Algeria. «Il piano sta partendo in Algeria – ha proseguito Alfredo Mantovano – con un investimento di bonifica per 420 milioni di euro la semina di cereali e legumi tutti destinati al mercato locale e avranno manodopera locale. Parliamo di 36mila ettari. Analoghe iniziative sono in corso in Libia».

I conflitti e la sicurezza

Sul tema dei conflitti armati e della sicurezza digitale, Mantovano ha spiegato ancora che «Ci sono attualmente non meno di 50 conflitti armati in giro per il mondo, ma due in particolare, quello in Medio Oriente e Ucraina, hanno ricadute pesanti e dirette nelle nostre vite, oltre alla tragedia in quei territori. E queste ricadute riguardano anche i profili della sicurezza digitale. La Rete è diventata la prosecuzione della guerra con mezzo informatico». Sulla sicurezza informatica, invece, è stato sottolineato il pericolo che i dati sanitari possano essere venduti sul mercato nero. «I dati di una cartella sanitaria sono i più preziosi in assoluto per i cittadini, ci sono compagnie assicurative, istituti di credito, che sono disposti a pagare cifre rilevanti per esse sul mercato nero ma vi è anche un numero crescente di hacker che lanciano attacchi a sostegno di agenti ostili all’Occidente, non a caso questa tipologia di hacker è cresciuta notevolmente dopo l’attacco a Israele del 7 ottobre 2023».

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