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lunedì 7 Ottobre 2024
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Gerson punta su Brenno: «Portiere esperto, s’innamorerà di Bari»

Tre continenti, due oceani e più di 10.500 chilometri separano Bari e Porto Alegre, ma in questi giorni le città sembrano più vicine che mai. A unirle è Brenno, il portiere del Gremio ormai prossimo al trasferimento nel capoluogo pugliese. I biancorossi hanno definito il suo acquisto, come confermato dal vice presidente del club brasiliano Antônio Brum, che ha evidenziato la voglia dell’estremo difensore classe 1999 di giocare in Italia. Lunedì potrebbe essere la giornata del suo arrivo, a cui seguiranno le visite mediche e la firma del contratto. Quello tra il Brasile e la Puglia è un ponte attraversato negli anni già da giocatori storici per i biancorossi come Joao Paulo, Barreto e Gerson. Proprio l’ex centrocampista “Gegè” tiene ancora oggi ben saldo questo legame tra i due Paesi grazie alla sua nuova vita barese, ecco perché ha scelto di dare dei consigli a Brenno per quella che sarà la sua avventura con i galletti.

Ha avuto modo di seguire e conoscere il calcio brasiliano, in particolare Brenno, in questi anni?
«Il mondo intero conosce il Gremio. È una società forte, gioca nella categoria principale in Brasile e ha dato luce a tanti talenti importanti. Uno su tutti è Ronaldinho. Se il Bari ha preso davvero Brenno, mi auguro possa avere tutta la fortuna del mondo. Per un portiere dalle sua qualità venire a giocare in Italia porta tante cose positive. Nel calcio brasiliano fanno giocare i giovani in prima squadra fin dai 18 anni, e negli anni precedenti con le Juniores. Capitò anche a me col Palmeiras: fui lanciato con la formazione maggiore. Da lì attiri le attenzioni del calcio internazionale. Brenno ha vinto anche le Olimpiadi, è un portiere valido. Anche se è giovane, ha già esperienza. Mi auguro possa fare bene».

Cosa si sente di consigliare a Brenno per quelle che saranno le prime fasi di ambientamento a Bari?
«L’importante è che si inserisca subito coi compagni. Non so se sappia già parlare un po’ italiano, è fondamentale per un portiere che deve confrontarsi anche con la difesa e dirigerla. Io ebbi dei compagni che mi aiutarono tantissimo e mi diedi da fare studiando la lingua».
Cosa c’è di diverso tra la scuola italiana dei portieri e quella brasiliana?
«Quando giocavo dicevano che in Brasile il problema principale fossero i portieri. Invece abbiamo avuto Taffarel, Marcos e Dida. Ma erano rivoluzionari, giocavano in linea con gli altri. Erano autonomi nel gioco del calcio e lo sono di più i giovani di adesso. Questo sta capitando anche a Brenno. Ha giocato tantissimo nella serie A brasiliana col Gremio. Sarà tutto da vedere però, perché anche al giorno d’oggi la cosa principale per i portieri è saper parare».

Cosa può dare Brenno al Bari?
«Grazie ai suoi trascorsi è un giocatore che può portare esperienza e al tempo stesso freschezza. Ha carattere, sa vedere gioco. Il calcio è una lingua sola, dovrà metterci tutto dal punto di vista tecnico, il resto verrà con naturalezza».

Porto Alegre e Bari sono due mondi diversi: non rischia di essere traumatico per lui questo trasferimento?
«Bari è una città spettacolare con mare e sole. Lì, a Porto Alegre, nel Sud del Brasile, le temperature sono sempre alte ma fa leggermente più freddo rispetto alla Puglia. Qui troverà un ambiente felice: difendere i pali di una squadra come il Bari, in uno stadio pieno, può portargli tanto entusiasmo. Io l’ho provato sulla mia pelle: noi brasiliani ci gasiamo con questo clima».

Il Bari ha deciso di puntare su di lui dopo aver venduto Caprile, tra i migliori portieri della serie B lo scorso anno. Può essere l’erede giusto?
«Polito è stato ex portiere, sa bene cosa ha visto e cosa sta vedendo in lui. Non mi sorprende che abbia voluto Brenno, io sono fiducioso. Per lui è fondamentale vivere con naturalezza e carisma il periodo a Bari. L’Italia può essere il paese giusto dopo il Brasile».

E per quanto riguarda la lingua?
«Non so se lui conosca già l’italiano, è possibile. Lì a Porto Alegre ci sono tanti italiani, potrebbe aver già avuto modo di vivere la contaminazione con questa lingua e cultura. Poi sarà molto legato alla tifoseria, visto che anche quella del Gremio, oltre a essere immensa, è calorosa e accogliente».

Cosa significa per un brasiliano fare parte di una nazionale vincente come quella che ha trionfato alle Olimpiadi?
«Il fatto che abbia vinto le Olimpiadi è fondamentale. Era l’unico trofeo che mancava nella storia del Brasile. Essere campioni olimpici e far parte di un gruppo storico con Antony, Martinelli e Richarlison è molto positivo».
I primi anni a Bari li ha condivisi con Joao Paulo, anche lui reduce da un’esperienza alle Olimpiadi (vice-campioni) con fuoriclasse come Romario, Bebeto e Careca. C’è una carica agonistica diversa per chi ha giocato a quei livelli?
«Quando Joao ha giocato le Olimpiadi, il Brasile aveva un gruppo spettacolare e fortissimo. Erano pieni di idee e di varietà di giocatori. Quando venne a Bari tutti ebbero la possibilità di vedere le sue qualità. Mi auguro che quando arriverà Brenno il gruppo possa accoglierlo allo stesso modo, come hanno fatto con me e Joao».

Se avesse la possibilità di dirgli un segreto per vincere col Bari, quale sarebbe?
«Gli direi di stare tranquillo e vivere pienamente questa città fantastica. La tifoseria è sempre presente. Bari rappresenta una situazione importante per lui: gli direi che può cogliere i frutti giusti per la sua carriera, anche per la Nazionale e per tornare a giocare con la Seleção».

di Gabriele Ragnini

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