Home News «L’autonomia? Un’occasione per le classi dirigenti del Sud»

«L’autonomia? Un’occasione per le classi dirigenti del Sud»

Giorgia Meloni spiega l’autonomia differenziata con la meritocrazia. Nel corso della conferenza stampa di fine anno, rinviata per motivi di salute due settimane fa e svoltasi ieri nella sala dei gruppi parlamentari alla Camera dei deputati, la premier è stata “interrogata” da 45 giornalisti e ha affrontato quasi tutti i temi dell’agenda politica e soprattutto economica nazionale e internazionale.

A partire da quell’autonomia differenziata che molti ritengono penalizzante per le regioni del Mezzogiorno a tutto vantaggio di quelle del Nord: «Non è così – ha spiegato la presidente del Consiglio – Non credo alle sperequazioni, stiamo lavorando bene sui Lep (livelli essenziali delle prestazioni, ndr)», ovvero quei servizi erogati da altri enti di governo come Regioni e Comuni che devono assicurare servizi pubblici e socioassistenziali. «È un lavoro che non è stato mai fatto – ha aggiunto la premier – e al netto di questo l’autonomia differenziata non toglie ad alcuni per dare ad altri. Il punto è un altro: se spendi bene lo Stato può darti altre risorse da gestire». Ed è così lontana la penalizzazione delle regioni del mezzogiorno rispetto a quelle del Nord nelle ipotesi formulate dall’esecutivo che Meloni aggiunge: «Questa dell’autonomia è un volano per la classe dirigente politica e istituzionale del Sud perché fa andare avanti e meglio i più bravi. È contrario solo chi spende peggio i fondi dell’Unione europea».

L’autonomia differenziata, inoltre, spinge Meloni a rivendicare la necessità della riforma costituzionale con la previsione dell’elezione diretta del presidente del consiglio: «L’autonomia si tiene con il premierato perfettamente. Oggi ci sono presidenti di regione eletti direttamente che hanno una forza sbilanciata rispetto al premier. Ripristinare l’equilibrio è importante». Per la premier il Sud è anche altre due cose: terzo mandato per sindaci e governatori e soprattutto immigrazione con gli arrivi che avvengono in massima parte sulle coste dell’Italia meridionale. In merito alla possibilità che primi cittadini e presidenti di regione possano prolungare la loro permanenza ai vertici istituzionali la presidente del consiglio si dice “laica, visti i pro e i contro.

Su questo, l’iniziativa spetta al Parlamento”, chiudendo di fatto le possibilità per il sindaco di Bari, Antonio Decaro, e anche per il governatore Michele Emiliano, visto che i loro mandati scadono al massimo tra un anno e mezzo: un tempo ristretto rispetto ai ritmi parlamentari. Sugli sbarchi, invece, Meloni si dice «insoddisfatta, ma vogliamo vincere la sfida alla fine della legislatura». Il dossier immigrazione è anche l’occasione per ricordare, da parte della presidente del consiglio come «i giorni della strage di Cutro il 26 febbraio scorso è stato il momento più difficile dell’anno» e anche per ammettere che «è un lavoro complesso, anche se alcune cose iniziano a cambiare e il nostro obiettivo è lavorare in Africa per fermare le partenze», è l’annuncio finale, che non ha i toni tonanti dei tempi di quando Fratelli d’Italia era all’opposizione.

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