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sabato 27 Luglio 2024
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Maggioranza sull’Aventino, salta la mozione di sfiducia. L’opposizione: «Negato il dibattito democratico»

Rinaldo Melucci è salvo. La mozione di sfiducia per mandare a casa il sindaco non arriva neanche al voto per mancanza del numero legale. In aula c’erano soltanto sedici consiglieri. Tutta la maggioranza, pur presente a Palazzo di città, non è entrata in aula, compresa la consigliera Stefania Fornaro del movimento Con. Immediata la replica del centrodestra.

«È stato negato il dibattito democratico. Melucci è costretto a fare giri di poltrone in giunta per garantirsi una maggioranza sul filo del rasoio e continuare a campare. Una maggioranza che nulla ha a che fare con quella che lo ha appoggiato alle elezioni», dicono i consiglieri di centrodestra Massimiliano Di Cuia, Gianpaolo Vietri, Tiziana Toscano, Francesco Battista, Mimmo Festinante, Francesco Cosa e Walter Musillo. «Chi perde oggi è la città», aggiunge Musillo «la mozione andava discussa democraticamente, non capiamo come mai la maggioranza viene fuori solo quando c’è da difendere la poltrona. Auspico che, in altro modo, il sindaco possa andare a casa e i tarantini possano andare al voto a giugno».

Si potrebbe ancora decapitare l’amministrazione, come a novembre 2021, con le dimissioni di diciassette consiglieri comunali davanti ad un notaio. «La maggioranza c’è e andiamo avanti» sostiene Michele Patano di Taranto Mediterranea. «Andare in Consiglio significava dare adito a una discussione turbolenta quindi per evitare situazioni imbarazzanti abbiamo deciso con il sindaco all’unanimità di non essere presenti in aula. Piero Bitetti, da presidente del Consiglio, è stato al suo posto in quanto super partes. Ritengo che sia giunto il momento di slegarci dalla sudditanza di uomini di altri territori. Non è tollerabile che qualcuno venga da Pulsano a manifestare contro il sindaco di Taranto».

Il riferimento è a Mino Borraccino, consigliere del presidente Emiliano, secondo il quale «la maggioranza non c’è più» e Melucci «per coerenza si dovrebbe dimettere immediatamente e lasciare libera la città di andare al voto». Per gli ex alleati del Pd, «il sindaco scappa dal voto», dicono i segretari i segretari provinciale e cittadino dei dem Anna Filippetti e Giuseppe Tursi. «La maggioranza non c’è né nei numeri né in aula. Non bastano i manifesti affissi in città per nascondere il nulla politico di chi pensa al suo stipendio senza vergogna. La maggioranza ha deciso di disertare la mozione di sfiducia denotando una grande mancanza di rispetto nei confronti di un momento importante della vita amministrativa. Questa non è politica. La festa non è finita, con l’assenza Melucci ha legittimato ogni strumento possibile previsto dalle norme per salvare la città».

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