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Migranti, parla la prefetta Antonella Bellomo: «Il sistema può migliorare e il Governo ne prenda atto»

«C’è qualcosa nel sistema che può essere migliorata e di cui il Governo può prendere atto, perché l’arrivo di queste persone possa essere considerato una risorsa piuttosto che un problema». La prefetta di Bari, Antonella Bellomo, allo scadere del suo mandato, traccia un bilancio dell’accoglienza dei profughi in città e apre a nuove forme di integrazione, come proposto dal presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.

Qual è la situazione dei centri di accoglienza?

«Noi a Bari abbiamo la fortuna di avere il Cara, Centro governativo, utilizzato anche alcuni anni fa, in occasione di altre emergenze arrivando fino a 2.000 ospiti. Ora ce ne sono 1.800, è anche vero che in questi anni la capienza si è ridotta, sia per il distanziamento imposto dal Covid sia perché alcuni moduli erano deteriorati e quindi non tutti utilizzabili».

Cosa avete fatto allora?

«Siamo riusciti con un accordo con l’Aeronautica, a ripristinare un certo numero di moduli. Nel contempo usiamo tutti gli spazi del Cara con l’uso di tende. Poi abbiamo alcuni Centri a Gioia del colle, Gravina con numeri limitati. Naturalmente se avessimo più disponibilità di centri sarebbe un vantaggio, ma con tanta buona volontà stiamo facendo fronte.»

È sufficiente?

«Abbiamo aperto le gare per nuove strutture, ma devo dire che in questi mesi non sono arrivate offerte. I bandi sono sempre aperti: chiunque avesse disponibilità di strutture e status di associazione con caratteristiche del servizio di accoglienza, può presentare offerta. Ma al momento non ne abbiamo».

Come mai?

«Qualcuno dice che sono poco appetibili, poco attrattivi. Non so se sia vero, noi ci siamo attestati su una cifra che è di 34-35 euro al giorno per persona, e chiediamo dei servizi classici, non solo di assistenza ma anche di mediazione culturale, qualcosa in più. Anche il Comune di Bari ha difficoltà a trovare strutture per l’accoglienza di famiglie, è un problema che risente del mercato immobiliare la cui offerta prevalente è verso il turismo. Magari semplicemente non si vogliono cimentare in questo tipo di lavoro che ti occupa 365 giorni all’anno. O forse non siamo stati bravi a comunicarlo».

Il presidente di Confagricoltura, Giansanti, individua le Prefetture come punti di intermediazione per l’inserimento sul mercato degli extracomunitari. Che ne pensa?

«Dovrebbe essere chiaro il regime giuridico di queste persone, sono richiedenti asilo, certo possono svolgere un minimo di attività lavorativa. Quando lavorano con un contratto regolare e superano i 5.000 euro l’anno dovrebbero uscire dal sistema dell’accoglienza, cosa che per noi è un bene. Questa attività implicherebbe però un’indicazione politica del Governo».

La richiesta “dai campi” però è alta.

«Nelle riunioni con la rete agricola, in effetti si sono sempre lamentati del fatto che la manodopera è poca, della difficoltà di incrociare domanda e offerta. C’è qualcosa nel sistema che può essere migliorato e di cui il governo può prendere atto, perché l’arrivo di queste persone possa essere considerata una risorsa piuttosto che un problema».

Gli ultimi sbarchi hanno evidenziato una presenza crescente di minori.

«Indubbiamente questi ragazzi che lasciano il loro Paese attraversano percorsi complessi. Con il Comune di Bari si stanno sperimentando affidi temporanei, nuove iniziative non da riservare, magari, a quelli appena arrivati ma a coloro che hanno già una conoscenza della lingua e cultura italiana. Affidi temporanei per i quali bisogna però concordare con l’autorità giudiziaria minorile, bisogna sempre perseguire l’interesse del minore».

Si continua a lamentare da più parti una gestione emergenziale del problema sbarchi. È realmente così?

«L’emergenza dichiarata e che non riguarda la regione Puglia è stata finalizzata ad accelerare per trovare maggiori strutture di accoglienza. Indubbiamente noi abbiamo festeggiato i 31 anni dall’arrivo della Vlora e poi, tutto quello che ci siamo detti sul mercato in agricoltura e che può riguardare altri tipi di mercato, quello dei servizi alla persona ad esempio o altri mestieri riservati agli stranieri, forse si dovrebbe lavorarci. Il Governo ne ha preso atto nel momento in cui ha detto che aumenterà l’autorizzazione agli ingressi, passando dagli attuali 80.000, nei prossimi anni a 100.000. Ma è un problema di scelta politica».

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