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sabato 27 Luglio 2024
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Troppi ricoveri in Puglia e Basilicata: 148mila quelli ritenuti impropri. In fumo 400 milioni di euro

Mancanza di dialogo tra specialista ospedaliero e medico di famiglia, accessi impropri al pronto soccorso e fascicoli sanitari non aggiornati. Con il risultato che in Puglia e in Basilicata sono rispettivamente 130 mila e 18 mila i ricoveri l’anno che potrebbero essere evitati se ci fosse una corretta presa in carico dei pazienti da parte dei servizi territoriali. Uno spreco per le casse regionali pugliesi di quasi 390 milioni euro e per quelle lucane di 54.

Sono alcuni dei dati contenuti nel report realizzato dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) da cui è anche emerso che in Puglia il 15% dei ricoveri è improprio perché il paziente che arriva in corsia, poteva essere curato a casa accudito da familiari, oppure da chi si occupa di assistenza domiciliare. Spesso manca comunicazione, secondo la ricerca, tra i medici ospedalieri e quelli di base che parlano tra loro solo nel 14% dei casi.

Una incomunicabilità che solo per il 7% dei medici potrà essere risolta dalla creazione di ospedali e case di comunità a cui sono indirizzati sette miliardi di euro del Pnrr. In quasi la metà degli ospedali pugliesi, il 40% dei ricoveri è causato dalla mancata presa in carico da parte dei servizi territoriali che per il 33% medici internisti ospedalieri pugliesi potrebbe essere risolta con una maggiore offerta di assistenza domiciliare integrata, mentre per il 7% sarebbe necessaria una apertura più continuativa degli studi dei medici di famiglia che solo nel 14% dei casi aggiornano il fascicolo sanitario.

Il mancato aggiornamento fa sì che in otto casi su dieci i pazienti arrivano in reparto senza che si sappia nulla dei loro trascorsi in termini di salute. Ospedali e case di comunità, inseriti nella riforma sanitaria, per il 30% degli internisti non riusciranno a evitare ricoveri e accessi impropri ai pronto soccorso mentre per il 49% di loro serve un provvedimento in grado di fornire indicazioni precise su quali professionisti del territorio e con quale modalità debbano lavorare nelle nuove strutture.

«A fronte di una maggiore richiesta di assistenza sanitaria è necessaria una rimodulazione dell’offerta assistenziale per rispondere alle nuove esigenze della popolazione», dichiara Anna Belfiore, presidente Fadoi Puglia convinta che «il modello più economicamente sostenibile sia quello dell’assistenza domiciliare con ricorso all’ospedalizzazione solo nelle fasi di acuzie di una determinata patologia».

In Basilicata dal sondaggio è emerso come per un medico su tre interpellato «il problema può essere risolto ricorrendo a ospedali e case di comunità ma con adeguate modifiche». «Riguardo a queste strutture – ha rivelato il sondaggio – per il 67 per cento degli internisti occorre un provvedimento, ancora mancante, che fornisca indicazioni precise su quali professionisti del territorio e con quale modalità debbano lavorare, mentre per il 33 per cento occorrono regole che disegnino il rapporto con l’ospedale».

Dalle domande rivolte agli internisti lucani è stato poi messo in evidenza che il 33 per cento dei medici lucani aggiorna il fascicolo elettronico del paziente, e che l’83 per cento dei medici ospedalieri consulta raramente i medici di famiglia, mentre il 17 per cento non lo fa mai. «L’insufficiente comunicazione fra ospedali e medicina del territorio – ha commentato il presidente di Fadoi Basilicata, Giuseppe Nicoletti – si traduce inevitabilmente in un notevole numero di ricoveri evitabili con il conseguente negativo impatto economico». Nicoletti ha infine annunciato che il prossimo congresso regionale del Fadoi si terrà a Matera i prossimi 7 e 8 giugno.

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