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lunedì 14 Ottobre 2024
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Un anno per annullare il matrimonio. Il tribunale ecclesiastico stringe i tempi

Celerità, prossimità e gratuità. Anche per l’anno appena trascorso, l’azione del Tribunale ecclesiastico interdiocesano pugliese ha confermato il trend degli anni passati, sulla spinta impressa dalla riforma del processo per la dichiarazione di nullità matrimoniale entrata in vigore l’8 dicembre 2015 e, in particolare, dall’abolizione dell’obbligatorietà della doppia sentenza conforme.

A 10 anni dalla riforma, l’attività del Tribunale ecclesiastico può vantare buoni risultati, soprattutto per quanto riguarda la celerità: “si è confermata la tendenza, ormai saldamente consolidata – si legge nella relazione redatta dal vicario giudiziale, don Lino Larocca – di concludere le cause introdotte, generalmente in meno di un anno, e la generale tendenza a non appellare, salvo contenziosi particolarmente conflittuali”. L’impegno è proseguito nell’assegnare limiti precisi anche agli atti relativi (perizie, difese di avvocati, interventi dei difensori del vincolo, sentenze). Qualche difficoltà è stata registrata nella collaborazione con altri tribunali italiani: “I tempi non sempre solleciti nell’ottenere le rogatorie richieste, talvolta pregiudicano i nostri sforzi”.

Sul capitolo ‘prossimità’ la scelta dei vescovi pugliesi, di conservare la struttura regionale (altri hanno preferito spezzettare le singole diocesi) ne garantisce il rispetto, puntando sulla cosiddetta “chiesa in uscita”. E a tal proposito particolarmente utile è la creazione di una struttura stabile, in ogni singola diocesi, un servizio di consulenza dal punto di vista spirituale, pastorale e tecnico-giuridico. In sede e fuori sede, operano poi per la consulenza diretta operatori specializzati, patroni stabili e vicari giudiziali diocesani: il risultato nel 2023 è stato di 30 cause in più.

Particolare attenzione, poi, nel rispetto del principio della gratuità, è stata posta alle persone in difficoltà economica.
Il Vicario giudiziale ha voluto poi evidenziare «l’evidente sproporzione numerica» tra le 10mila cause di separazione e divorzio nei tribunali civili (Bari e Lecce) e i procedimenti pendenti al tribunale ecclesiastico: «Dovremmo interrogarci – ha detto – sul motivo per cui solo una piccola percentuale di coniugi si rivolge al discernimento giudiziale della Chiesa, pur avendo celebrato un matrimonio religioso. Anche se, va sottolineato, non tutti i matrimoni falliti sono di per sè nulli. Ci auguriamo che, unitamente ad una incisiva pastorale matrimoniale – ha concluso – la riforma processuale in vigore possa contribuire a fare verità sulle numerose separazioni registrate nel territorio regionale».

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