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giovedì 3 Ottobre 2024
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Veglie, l’opposizione chiama “signorina” la sindaca e interviene la commissione pari opportunità

Un consiglio comunale rovente a Veglie il 31 luglio scorso, non solo per le elevate temperature dell’estate salentina, ma per le conseguenze scaturite a causa di un episodio di cui l’opposizione si è resa protagonista, rivolgendosi alla sindaca Maria Rosaria De Bartolomeo con il termine “signorina”. Lo scontro dai contenuti è passato alla forma, tant’è che la prima cittadina ha deciso di segnalare l’uso dell’appellativo alla commissione Pari Opportunità provinciale.

«Quando mi è stata presentata l’interpellanza in oggetto, come correttezza istituzionale, l’ho discussa punto per punto nel consiglio comunale, pertanto nel merito ci sono state le relative risposte. È chiaro che nell’oggetto quel signorina non poteva passare inosservato, perché si trattava di una nota all’interno di una assise comunale, quale il consiglio, dove la persona fisica signorina M.R. De Bartolomeo non esiste. Se c’è l’intenzione di rivolgersi al sindaco, lo si fa nella sua forma istituzionale sindaca».

Immediata la replica da parte dell’opposizione che riporta la discussione sul contenuto dell’interpellanza, vale a dire l’indennità ricevuta dalla De Bartolomeo, sia come sindaca che come funzionario regionale, richiamando le promesse elettorali fatte dalla stessa circa un impegno a tempo pieno per la città. «Se questo nostro interloquire è ritenuto offensivo – ha dichiarato Giuseppe Landolfo, capogruppo di Veglie di tutti – non abbiamo alcun problema a chiedere venia e chiarire che il nostro dire non voleva essere assolutamente offensivo. Se invece questo è il tentativo di sviare la questione, da un aspetto che si è sviluppato in maniera diametralmente opposta a quanto dichiarato dalla sindaca in campagna elettorale allora non possiamo far altro che chiedere ai cittadini di comprendere quale delle due è argomentazione che merita maggiore attenzione per la stessa comunità».

Ricordando che l’oggetto dell’interpellanza era già stato ampiamente dibattuto, la sindaca rimarca la necessità dell’utilizzo corretto, nonché istituzionalmente preposto, della lingua italiana, anche per sensibilizzare la società al rispetto delle donne qualsiasi ruolo esse ricoprano. «Ci sarà sempre qualcuno che tenderà a colpirci per il solo fatto di essere donne – ribadisce la De Bartolomeo – sminuendo il nostro impegno perché donna, signora, signorina, senza riconoscere né ruoli, né professionalità, né formazione. È più facile chiamare una giovane sindaca signorina piuttosto che un giovane sindaco signorino».

La presidente della commissione Anna Toma, nella nota di risposta alla segnalazione, ha invitato e sollecitato i consiglieri e le consigliere del gruppo Veglie di tutti a collaborare, nel ruolo che rivestono, per contribuire a promuovere la parità di genere anche attraverso l’uso di un «linguaggio non sessista, inclusivo e rispettoso del genere».

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