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venerdì 25 Ottobre 2024
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“Panzerotti bites” sotto il ponte di Brooklyn

«Andiamo a preparare i panzerotti a New York e sfondiamo». Vittoria Lattanzio di Bitonto e Pasquale De Ruvo di Ruvo di Puglia, lo dicevano spesso agli amici, e con gli amici, prima di prendere la decisione di lasciare tutto e partire per la grande mela. Ed era il sogno di tanti giovani come loro che percepivano la forza dei prodotti e delle tradizioni enogastronomiche della propria terra, da esportare nel luogo dove tutto è possibile.

Anche che gli americani cominciassero a preferire il nostro amatissimo panzerotto al proprio big mac. «Ci siamo trasferiti nel 2017 e abbiamo cominciato la nostra attività il sette gennaio del 2018. Partire in una terra lontana dalla nostra, con un prodotto della lontana Puglia dopo che abbiamo lasciato affetti, amici, lavoro, auto e ogni tipo di abitudine è stata dura. Ci sono stati momenti in cui ci siamo guardati negli occhi per chiederci, senza dircelo, se ce l’avremmo fatta».
Vittoria e Pasquale non negano i momenti difficili ma non possono non ricordare il big bang, il giorno della presentazione del panzerotto alla città di New York. «Com’è stato il primo giorno? Un macello, tantissime persone che compravano panzerotti. Una sensazione bellissima, eravamo i primi a portare il frutto della nostra tradizione nella città più importante del mondo». E soprattutto in una terra che, secondo la vulgata generale, non va tanto per il sottile quando si tratta di mangiare preferendo la propria solida tradizione del Mac Donald, con ketchup e maionese al seguito. Una tesi, però, parzialmente smentita da Vittoria e Pasquale che in questi anni hanno avuto modo di apprezzare quei cittadini newyorkesi che stanno cambiando stile di vita. «Contrariamente a quello che si possa immaginare, gli americani mostrano grande attenzione per il cibo, vogliono conoscere i prodotti, la provenienza e la terra dove si producono. Non c’è più la figura del cittadino americano che a tavola non avanza pretese. Quello è rimasto solo uno stereotipo non rispondente alla realtà».
E vai con il racconto, la fase più attraente e suggestiva del lavoro degli “ambasciatori pugliesi a New York”. Friggere al “Panzerotti Bites” non è sufficiente o, almeno, non basta per soddisfare gli avventori. Il racconto è compreso nel prezzo e le risposte ad ogni domanda non possono mancare. «Cos’è mortadella? ci chiedono in italiano maccheronico in tanti e la identificano con la città di Bologna – continuano Vittoria e Pasquale – e sono incuriositi da tutto. Vogliono conoscere ogni particolare e si appassionano ai nostri racconti che non si fermano al cibo. Parliamo della nostra Puglia, delle nostre tradizioni. Abbiamo anche suggerito ad alcuni di recarsi in luoghi simbolo, come Bari vecchia, dove molte signore preparano le orecchiette. E – precisano Vittoria e Pasquale – qualcuno di loro è tornato a dirci della propria esperienza in Puglia. È il nostro modo di vivere la nostra terra, promuovendola».
A Brooklyn, vicino al più famoso ponte del mondo e, precisamente, al 235 Smith St. Brooklyn, NY 11231, in un locale di circa 90 metri quadri è in piedi una delle esperienze più vive e dinamiche di pugliesi di ultima generazione trapiantati negli Stati Uniti. Un locale che non ha alcuna concorrenza di Mac Donald nei paraggi, quasi ad evocare ciò che successe in Puglia anni fa quando ad Altamura, un piccolo esercizio dove si vendeva focaccia con olio extravergine e pomodori riuscì a stroncare il colosso americano tanto da costringerlo alla chiusura e far dire al compianto Onofrio Pepe, presidente dell’associazione ‘Amici del fungo cardoncello’, di voler arrivare alla Casa Bianca. «D’altronde Obama l’abbiamo già sentito parlare a un congresso negli Stati Uniti – continuava Onofrio Pepe – durante un nostro viaggio per promuovere i prodotti pugliesi, e ci ha conquistato. Dalla sua amministrazione ci hanno chiesto anche dei semi per l’orto di Michelle».
Una combinazione di episodi con un unico denominatore: la Murgia, ricca di storia e di passioni, di colori e di sapori alla conquista di New York. Dove Vittoria e Pasquale sentono il calore degli abitanti del quartiere di una Brooklyn che da tempo si sta facendo il vestito nuovo ma che rispecchia, in fondo, ogni altra parte della città. «Tutto il mondo è paese – dice Pasquale – e anche qui ci sono sacche di microcriminalità». Ma l’integrazione del panzerotto con tutto il quartiere è stato il frutto di un lavoro nel tempo, giorno per giorno, panzerotto per panzerotto. «Ci sentiamo coccolati dagli abitanti del quartiere, molti sono italiani ma tanti sono americani per i quali abbiamo organizzato matrimoni e feste di compleanno. Una fiducia che è arrivata nel tempo e che ci siamo guadagnati agendo con trasparenza e dicendo verità. E’ questo che vogliono gli americani – conclude Pasquale – non essere presi in giro». E il prezzo del panzerotto, varia dagli otto ai tredici dollari, non rappresenta alcun problema per chi vive a New York. «Se il costo può sembrare un problema per chi non vive in questa città, dobbiamo dire che c’è chi, invece, ci invita ad aumentarlo perché il prodotto che offriamo è unico, abbondante e viene considerato alla stessa stregua di una pizza». Se c’è una cosa che gli americani non hanno ancora imparato è organizzare le panzerottate. «Quelle sono ancora patrimonio delle abitudini di noi pugliesi».

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