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In Puglia e Basilicata 15 Comuni al voto per dire addio a mafia e instabilità politica

Per alcuni dei Comuni in cui si voterà il 14 e 15 maggio, la tornata elettorale avrà un valore particolare. Non sarà soltanto una sfida tra leader e coalizioni contrapposti, ma anche di un viatico per mettersi alle spalle anni di instabilità politica, amministrazioni scellerate e collusioni con la criminalità organizzata. Di quali Comuni si tratta? Di quelli attualmente commissariati. In Puglia sono 12 sui 51 chiamati alle urne, soltanto tre nella vicina Basilicata.

A fare la parte del leone è il Salento, terra in cui i Comuni commissariati sono ben cinque: innanzitutto Surbo, Vernole e Veglie, dove la consiliatura si è conclusa anzitempo a causa delle dimissioni dei sindaci, e poi Otranto e Squinzano, dove le amministrazioni sono state travolte dalle inchieste della magistratura. Nel Brindisino, invece, gli elettori di Ostuni e Carovigno dovranno votare per eleggere i rispettivi Consigli comunali e dire addio alla gestione commissariale. Stesso discorso per Pulsano e Castellaneta, nel Tarantino, e per Ascoli Satriano, nel Foggiano. Completano la lista Valenzano, dove il sindaco Giampaolo Romanazzi si ricandida a sindaco a pochi mesi dal documento con cui dieci consiglieri lo hanno dimissionato, e Altamura, dove l’ex sindaca Rosa Melodia ha alzato bandiera bianca nello scorso mese di novembre. In Basilicata, infine, toccherà a Lagonegro, Scanzano Jonico e Tricarico.

Le elezioni sono attese in una fase storica in cui i commissariamenti dei Comuni sono all’ordine del giorno. Tra il 2021 e i primi mesi del 2022, infatti, ben cinque amministrazioni pugliesi sono state sciolte per mafia: un dato, riportato nel dossier “Le mani sulle città” di Avviso Pubblico, che assegna alla regione la maglia nera in Italia.

Ma che cosa hanno fatto i commissari nei vari Comuni che sono stati incaricati di gestire? Soprattutto nei casi di scioglimento per mafia, i commissari non si sono limitati all’ordinaria amministrazione, ma hanno puntato a ripristinare la legalità attraverso azioni concrete. Nel 95,7% dei casi sono stati approvati nuovi regolamenti comunali, spesso mancanti o non aggiornati. In una percentuale di casi che oscilla tra l’80 e il 100%, i commissari hanno adottato misure per ridurre l’evasione, incrementare le entrate e razionalizzare la spesa. Nel 62% dei casi, infine, è stato necessario riorganizzare l’apparato burocratico dei Comuni procedendo alla rotazione di dirigenti e responsabili dei servizi: una misura prescritta dalla legge, ma troppo spesso ignorata anche da amministrazioni non sciolte per mafia.

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