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domenica 8 Settembre 2024
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Pasticcio Zes unica, imprese del Sud contro i tagli. Fitto: «Colpa delle Entrate»

Monta la polemica sul credito di imposta per la Zes unica del Mezzogiorno, dopo che a fronte del boom di domande la percentuale del contributo, in base alle poche risorse disponibili, è stata drasticamente ridotta. A insorgere politica, associazioni di categoria e opposizioni, che puntano il dito contro il ministro per il Sud Fitto.

L’accusa

Ma il fedelissimo di Meloni cerca di spegnere il fuoco e si scaglia nuovamente contro l’Agenzia delle Entrate bollando il provvedimento dell’ente come «sbagliato» e rivendicando «il successo della misura». Il ministro, che oggi alle ore 12.30 terrà alla Camera dei deputati un’informativa urgente sul tema richiesta dalle opposizioni, tenta di correre ai ripari con una lunga nota che ripercorre la genesi del credito d’imposta Sud. «Nasce nel 2016 con uno stanziamento di 617 milioni di euro all’anno, fino al 2020, prorogato per il 2021 con uno stanziamento di 1 miliardo di euro l’anno fino al 2022 e ulteriormente prorogato al 2023 con uno stanziamento di 1,4 miliardi di euro – si legge – per l’anno 2024 il Governo Meloni ha tuttavia deciso di stanziare maggiori risorse, pari a 1,8 miliardi di euro, la cifra più alta in assoluto finora stanziata per incentivare gli investimenti al Sud».

Il provvedimento

Ad innescare la polemica è il provvedimento firmato il 22 luglio dal direttore dell’Agenzia Ernesto Maria Ruffini, che fissa al 17,66668% la percentuale del credito di imposta effettivamente fruibile dalle imprese interessate dalla nuova misura prevista dal decreto Sud (che sostituisce il precedente bonus Sud ed è destinato alle aziende che acquistano beni strumentali per strutture produttive nelle zone della Zes Unica del Mezzogiorno, quindi in Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise e Abruzzo). Un provvedimento «adottato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate senza alcun confronto», aveva subito attaccato Fitto, che ha definito la percentuale «significativamente inferiore» al valore prefigurato dalla norma (che prevede fino al 60% – e in alcuni casi particolari del 70% – del costo sostenuto) e ha scritto immediatamente a Ruffini chiedendo di verificare i dati, affinché l’agevolazione «sia in linea con l’ambizione della misura varata dal governo». Quella delle Entrate, però, non è una decisione arbitraria, ma un semplice automatismo frutto delle disposizioni previste dal decreto Sud del 2023 e da un decreto ministeriale dello stesso Fitto del 17 maggio 2024, in cui si stabilisce che la percentuale del credito d’imposta «è ottenuta rapportando il limite complessivo di spesa all’ammontare complessivo dei crediti d’imposta richiesti». Conteggiando sia quelli prenotati, sia quelli già eseguiti. Proprio per questo motivo la norma prevede un monitoraggio fino al 2025 e un eventuale innalzamento della percentuale, utilizzando le risorse prenotate non sfruttate.

Le voci

La matematica, tuttavia, non basta a placare le voci di protesta, che arrivano anche da Puglia e Basilicata. «Il pasticcio della Zona Economica Speciale Unica, voluta dal ministro Fitto e calata dall’alto, fa acqua da tutte le parti e, come immaginavamo, si presenta oggi più che mai come una mal riuscita strategia di marketing», ha dichiarato l’assessore regionale pugliese allo Sviluppo Economico Alessandro Delli Noci. «Rivolgo l’invito al ministro Fitto a rintracciare ulteriori risorse per coprire la quota di credito d’imposta per gli investimenti nella Zes Unica per il Sud», è l’appello di Marcello Pittella, responsabile per il Mezzogiorno di Azione e presidente del Consiglio regionale della Basilicata.

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