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martedì 1 Ottobre 2024
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Verso il voto, Procacci: «Letta torni a parlare anche con il M5s»

«Tutto il fronte che non si riconosce nel centrodestra dovrebbe correre unito nei collegi uninominali. Da Renzi al M5s a Sinistra Italiana. Quello che non si comprende è che non si tratta di una alleanza politica ma di un adeguamento a una legge elettorale aberrante. Nel proporzionale, poi, ognuno corre da solo col proprio programma».

Giovanni Procacci, ex senatore del Pd e consigliere politico di Michele Emiliano, nonché tra le menti dietro il fenomeno delle liste civiche pugliesi, continua a credere in un campo largo, anzi, larghissimo. «La maggioranza verrà fuori in Parlamento, dopo il voto – sottolinea –. Bisogna provare a non far vincere il centrodestra negli uninominali. Avverrà se si andrà ognuno per conto proprio». In tutto questo le liste civiche sgomitano per trovare spazio. «Quello del civismo è un fenomeno nazionale ed era in atto un percorso di crescita – afferma l’ex senatore –. Così come avevano auspicato due sindaci come Pizzarotti e Salvemini, c’era la possibilità di costruire una realtà nazionale. Purtroppo la crisi di governo ha portato alle elezioni anticipate. Ora non resta che trovare spazi nel Pd, forza di riferimento del centrosinistra. Non è la stessa cosa però è evidente che in tutta Italia il civismo faccia riferimento a questa area politica».

Una coalizione che per Procacci si dovrebbe spingere fino a Matteo Renzi. «Non credo che lui possa avere l’ambizione di vincere da solo nei collegi uninominali – sottolinea – né che speri vinca la destra. Bisognerebbe farsi guidare da quello che tecnicamente impone la legge che a nessuno piaceva ma che non hanno avuto la forza di cambiare in Parlamento». Nulla da rimproverare invece, fino ad oggi, a Letta. «Purtroppo se ti ritrovi di fronte un interlocutore come Calenda che un giorno ti stringe la mano e quello dopo cambia idea, c’è poco da fare – sottolinea Procacci-. Non bisogna smettere di dialogare».

Nessun rimpianto per l’ex senatore, però, per il bipolarismo, che favorì la nascita dell’ “Ulivo” del quale fu tra i protagonisti, e una legge elettorale con più peso al voto uninominale. «Sono dell’idea che il proporzionale sarebbe lo strumento più adeguato – afferma -. Anche così servirà comunque una sintesi in Parlamento su un nome, così come è stato con Conte e Draghi. Vale anche per il centrodestra che, ad oggi, non sembra completamente convinto di convergere su Meloni. D’altronde – conclude l’ex senatore – non so come possano Salvini e Berlusconi presentarsi in Europa sostenendola dopo Draghi».

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