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sabato 21 Settembre 2024
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Verso le amministrative, i partiti alle prove generali: le elezioni un banco di prova per le politiche 2023

Rush finale per la costruzione delle liste che il 12 giugno si contenderanno la guida di cinquanta comuni pugliesi e 23 lucani (anche il 26 giugno laddove si andrà al ballottaggio). Dalle ore 8 di domani fino alle 12 di sabato sarà possibile depositare le liste, concludendo così un iter burocratico lungo il qualche, ogni tanto, qualcuno inciampa. Andranno depositate le firme di sostegno alle candidature a sindaco e tutti i documenti dei candidati consiglieri. In queste ore partiti e liste civiche stanno ultimando gli ultimi “ritocchi”, cercando di completare tutti i posti ancora liberi. Poi si entrerà ufficialmente in campagna elettorale.

Quasi ovunque in Puglia e Basilicata i nodi delle alleanze sono stati sciolti, non senza qualche sofferenza. Nel centrosinistra la novità è il tandem Pd-M5S. Il tentativo di replicare sui territori lo schema che ha portato prima al secondo governo Conte e poi a quello di Draghi, non è stato indolore, soprattutto tra i pentastellati. Sotto questo aspetto, i due comuni più popolosi chiamati al voto, raccontano due esperienze opposte. Barletta è uno dei comuni dove l’alleanza non è stata possibile. C’è stata una netta opposizione da parte della base cittadina che, in contrasto anche con il movimento regionale, non ha accettato la candidatura di Santa Scommegna. Il tentativo di tenere unito il fronte progressista ha spinto fino alla lacerazione interna lo stesso Partito democratico. È proprio su Barletta, infatti, che sono venute a galla le contrapposizioni più cocenti che hanno portato al commissariamento della segreteria regionale. Da una parte Francesco Boccia, che oggi guida il partito pugliese verso il congresso (in co-abitazione con Marco Lacarra); dall’altra le liste civiche riconducibili a Michele Emiliano, tra le promotrici della candidatura a sindaco di Santa Scommegna. L’ex ministro per gli affari regionali e le autonomie, avrebbe gradito l’individuazione di un altro candidato, anche nell’ottica di favorire una “riconciliazione” con Sinistra Italiana e, appunto, il Movimento Cinque Stelle.
Una storia completamente diversa, invece, è quella che il centrosinistra ha scritto a Taranto. Qui il M5s e il Pd correranno insieme a sostegno del sindaco uscente Rinaldo Melucci. Non si è trattato di un percorso semplice. I pentastellati, infatti, cinque anni fa percorsero strade diverse nel tentativo di conquista di Palazzo di Città. Durante i quasi cinque anni di consiliatura, inoltre, i pentastellati sono stati all’opposizione. Fin quando, perlomeno, i due consiglieri eletti, Massimo Battista e Rita Corvace, non hanno lasciato il Movimento. Da allora non ci sono stati grandi “punti di contatto” tra il partito fondato da Beppe Grillo e il primo cittadino uscente. Le sempre maggiori sinergie romane tra i due partiti, però, hanno avuto l’effetto di fare convergere le volontà politiche territoriali. Un fatto non trascurabile è che a Taranto è stato eletto il sen. Mario Turco, numero due del Movimento ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio. È intorno a lui che, negli ultimi anni, è andato strutturandosi il gruppo cittadino. Il suo essere uomo di sintesi a Roma ancor prima che a Taranto ha facilitato il raggiungimento di una piattaforma condivisa con Rinaldo Melucci. C’è un aspetto, però, che accomuna le due città più importanti coinvolte in questa tornata elettorale: in entrambi i casi i sindaci uscenti sono stati sfiduciati dai rispettivi consigli. Non solo: sia Rinaldo Melucci che Cosimo Cannito si sono ricandidati mettendo insieme tutte le forze politiche che potevano potenzialmente aggregare. Nel caso del centrodestra, però, la compattezza la si ritrova anche in gran parte degli altri comuni al voto.
Se il centrosinistra guarda a queste elezioni comunali come la prova sul campo della nuovo fronte progressista, infatti, il centrodestra si presenta unito come, paradossalmente, non è a Roma. Per entrambi gli schieramenti queste elezioni rappresentano il banco di prova finale in vista delle politiche del 2023 anche se, trattandosi di tipologie elettorali differenti, sono solo in parte competizioni paragonabili tra loro.

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