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lunedì 23 Settembre 2024
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Addio Irap e solo tre scaglioni Irpef: la riforma fiscale è più vicina. In Puglia interessa 3 mln di contribuenti

Riduzione degli scaglioni Irpef da quattro a tre, taglio delle oltre 600 tra deduzioni e detrazioni fiscali attualmente in vigore, lotta all’evasione che attualmente oscilla tra 85 e 100 miliardi di euro l’anno. Senza dimenticare l’abolizione dell’Irap e la revisione dell’Ires. Ecco i punti salienti della delega che, analizzata ieri dallo staff del ministro Giancarlo Giorgetti, dovrebbe essere discussa nei prossimi giorni nel Consiglio dei ministri. Quasi tre i milioni di contribuenti pugliesi che dovrebbero essere coinvolti dalle nuove misure.

Se l’impostazione fosse confermata, si tratterebbe non di una sorta di “maquillage”, ma di una profonda revisione del sistema sul quale il fisco nazionale si è retto per decenni. La principale novità dovrebbe essere la revisione dell’Irpef, i cui scaglioni dovrebbero passare da quattro a tre accorpando gli scaglioni centrali: all’orizzonte c’è uno schema con aliquota al 23% per i redditi fino a 15mila euro, al 27 per i redditi da 15mila a 50mila, 43 per redditi oltre i 50mila. Alla revisione dell’Irpef dovrebbe essere collegata la razionalizzazione delle 626 agevolazioni fiscali. Attualmente, infatti, il complesso di detrazioni e deduzioni costa allo Stato circa 156 miliardi e dalla loro riduzione se ne potrebbero ricavare almeno cinque da destinare alla copertura dell’Irpef. «Una razionalizzazione è sicuramente utile anche nell’ottica di ridurre le disuguaglianze – osserva Antonio Pinto, presidente pugliese di Confconsumatori, che assiste decine di contribuenti – Quando si ha una giungla di agevolazioni, a sfruttarle sono soltanto coloro che possono permettersi le consulenze di un buon fiscalista. Chi è meno abbiente e meno strutturato culturalmente, invece, è costretto a rinunciare. Lo abbiamo visto l’anno scorso con il bonus elettricità varato dal governo Draghi: buona parte delle risorse stanziate è rimasta inutilizzata perché, alla fine, il numero delle domande pervenute si è rivelato inferiore a quello degli aventi diritto».

Ancora, nel ddl dovrebbero essere contenute diverse misure relative alle imprese. Una delle più significative, secondo le prime indiscrezioni, sarebbe l’abolizione dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive introdotta nel 1997. In più, in vista dovrebbe esserci una radicale revisione dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società: l’aliquota di base, secondo le ipotesi di lavoro, resterebbe al 24% ma potrebbe calare al fino al 15% per le imprese che dovessero decidere di sospendere la distribuzione degli utili agli azionisti per destinarli invece, nel biennio successivo, a investimenti in innovazione nel modello “Industria 4.0”, spese in sotware proprietario, brevetti e disegni, oppure ad assunzioni di ex percettori di Reddito di cittadinanza, donne o over 50. La nuova Ires dovrebbe entrare in vigore all’inizio del 2024, insieme con la global minimum tax sulle multinazionali da oltre 750 milioni di dollari di fatturato. Quanto ai controlli, con la delega si punta anche a una semplificazione dei rapporti tra aziende e fisco. Per le più piccole si incrocerebbero i numeri contenuti nelle banche dati disponibili su fatturazioni e Iva dopodiché, se necessario, si avvierebbero su vasta scala concordati preventivi biennali. Per le aziende di dimensioni più grandi, di contro, potrebbe venire estesa la cooperative compliance. «L’importante è ridurre la pressione tributaria per stimolare la crescita – continua Pinto – In questa prospettiva, ancora più utile, per una zona in buona parte depressa come il Sud, sarebbe il taglio del cuneo fiscale con una forte decontribuzione per le imprese che assumono».

Non poteva mancare, infine, il discorso della lotta all’evasione che attualmente, secondo i calcoli effettuati dagli esperti del Ministero delle finanze, al giorno d’oggi oscilla tra gli 85 e i 100 miliardi l’anno. Su questo fronte ci si attendono misure che diano seguito a quell’annuncio di «lotta serrata all’evasione» annunciata non più tardi di un mese fa dalla presidente del Consiglio in persona. «Aspettiamo di vedere il testo della legge delega – conclude Pinto – Nel frattempo possiamo dire che la politica fa bene a perseguire il duplice obiettivo della semplificazione e della riduzione della pressione fiscale. Il problema è che i tempi di approvazione della legge-delega e del successivo decreto legislativo rischiano di essere lunghi, mentre l’Italia, a cominciare dal Sud, non può più attendere».

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