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A Bari la giustizia nella seconda Torre si fa attendere, i penalisti: «Si ripercuote sui diritti dei cittadini»

Ascensori da sostituire, sì ma chissà quando, celle di sicurezza per le udienze dei detenuti in gravissimo ritardo sui tempi di realizzazione, un vero e proprio cantiere, lì dove per ragioni logistiche anche i tempi della giustizia sono dilatati. La seconda Torre Telecom, che doveva rappresentare una boccata d’aria per decongestionare la situazione dell’edilizia giudiziaria a Bari, diventa un nuovo inceppamento negli ingranaggi. Il provvedimento con cui il procuratore di Bari Roberto Rossi ha prorogato al 30 giugno il termine per la conclusione del trasferimento degli uffici della Procura, sospendendo anche i termini per tutte le attività connesse alla chiusura delle indagini o alle richieste di archiviazione, non piace ai penalisti baresi. Che, al contrario, dichiarano di essere molto preoccupati, temendo una lesione dei diritti della difesa.

«Bari si conferma una delle città più tormentate sotto il profilo della gestione degli affari di giustizia, e con particolare riferimento al settore penale – afferma la presidente Marisa Savino e l’intero Consiglio direttivo della Camera penale di Bari – La questione dell’edilizia giudiziaria manifesta le sue ampie criticità anche quando vengono prospettate e programmate soluzioni, pur temporanee, che avrebbero lo scopo di assecondare le esigenze promananti dagli operatori del settore giustizia, ai fini di una dignitosa gestione degli affari penali ed in attesa della realizzazione di un nuovo e idoneo Palazzo di Giustizia».

I penalisti baresi ammettono: «Abbiamo preso atto della disponibilità manifestata dal Procuratore della Repubblica rispetto alle esigenze di tutela del diritto di difesa; abbiamo, però – aggiungono – constatato che i tempi previsti per la conclusione delle operazioni di trasloco non potranno essere rispettati, tanto che con successivo ordine di servizio del 5 giugno 2023, lo stesso Procuratore della Repubblica ha dovuto prorogare l’efficacia del precedente provvedimento inibitorio all’accesso al nuovo palazzo fino al 30 giugno 2023, in ragione delle “verificate difficoltà dovute al mancato funzionamento degli ascensori”».

E allora, hanno deciso di andare di persona e guardare con i loro occhi la situazione della seconda Torre: «La circostanza di per sé allarmante ha determinato l’esigenza di una verifica in loco, che si è realizzata lo scorso 6 giugno, allorché una delegazione della Camera Penale, con l’autorizzazione del Procuratore della Repubblica, ha avuto accesso ai primi quattro piani della seconda torre (oltre non si può andare).

«Si è potuto, così, constatare – raccontano – che siamo al cospetto di un cantiere ancora aperto e tutt’altro che prossimo alla chiusura. Allo stesso modo sono state registrate soluzioni logistiche, architettoniche od organizzative che meriteranno un successivo e più accurato approfondimento».

Il disagio però può trasformarsi in violazione di diritti costituzionalmente garantiti: «Lo stato dei luoghi fa temere che il temporaneo disagio sofferto principalmente dagli avvocati penalisti e dai loro assistiti, in relazione al blocco delle attività connesse all’avvenuta notifica degli avvisi di conclusione delle indagini e delle richieste di archiviazione, potrebbe sfociare in un vero e proprio pregiudizio, atteso che chi riceve un avviso di conclusione delle indagini o una richiesta di archiviazione ha pieno diritto ad accertarsi nel più breve tempo possibile di quali siano gli atti contenuti nei relativi fascicoli, al fine di esercitare le prerogative difensive che la legge riconosce».
E in relazione ai ritardi per la realizzazione delle celle di sicurezza, necessarie per le udienze del tribunale di sorveglianza, esprimono perplessità sulla possibilità di celebrare le udienze, nel rispetto del sacrosanto diritto del detenuto a parteciparvi personalmente.

Questo rimane e deve rimanere il punto fermo, ineludibile e insopprimibile in ogni questione che riguardi la giustizia penale – dichiarano – La tutela della libertà personale, in ogni forma nella quale essa si esprima, costituisce un irrinunciabile valore di rango costituzionale, rispetto al quale la Camera Penale è e sarà sempre assolutamente intransigente».

Concludono: «Ogni problema che riguardi l’organizzazione degli uffici giudiziari, la dislocazione dei servizi o la stessa accessibilità ai luoghi in cui si amministra la Giustizia, si ripercuote inevitabilmente sui diritti dei cittadini. Per questi motivi, la Camera Penale di Bari esprime massima preoccupazione per il dilatarsi dei tempi di esecuzione del trasferimento degli uffici di Procura, Corte di Assise, Ufficio e Tribunale di Sorveglianza e chiede alle Istituzioni di indicare con certezza i tempi del trasferimento e, soprattutto, di rendere effettiva e concreta tale indicazione».

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