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venerdì 11 Ottobre 2024
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Bari, credeva di essere grassa ma aveva un enorme tumore all’utero: rimossa una massa di 40 chili

Pesava 134 chili e aveva deciso di rivolgersi a un chirurgo per sottoporsi a un intervento bariatrico per la riduzione del peso ma, a seguito di accertamenti, ha scoperto che aveva un enorme massa tumorale all’utero del peso di 40 chili.

È la storia di una donna di 42 anni operata all’istituto tumori “Giovanni Paolo II” di Bari.

La paziente è stata presa in carico dal COrO, il Centro di orientamento oncologico, che l’ha sottoposta subito a Tac e controllo ginecologico. Gli esami hanno evidenziato la presenza di una massa (60×55 centimetri) che occupava completamente la cavità addominale e che comprimeva diversi organi, i grossi vasi e gli ureteri. È stata dunque fissata subito una data per l’intervento durante il quale il team operatorio del professor Gennaro Cormio ha rimosso in blocco la massa, senza rottura della sua capsula.

Durante l’intervento, durato nove ore, è stato asportato l’utero, con tube e ovaie, il pannicolo adiposo pendulo dell’addome, del peso di 12 chili, e, infine, si è provveduto alla ricostruzione della parete addominale. La gestione intraoperatoria e postoperatoria è stata affidata al personale dell’unità operativa di anestesia e terapia intensiva diretta dal dottor Giuseppe Carravetta.

La paziente, che ora pesa 82 chili, sta seguendo il regolare decorso postoperatorio. Gli esami istologici indicheranno di che natura è il tumore rimosso e, in base a questa informazione, gli oncologi indicheranno le terapie adeguate da seguire.

È stato, spiega il direttore generale dell’ospedale oncologico barese Alessandro Delle Donne, «un intervento di certo eccezionale visto che è raro che i tumori assumano tali forme e dimensioni. Ma, per certi versi, anche un intervento di routine, per un Istituto che ha deciso di potenziare la presa in carico dei pazienti, attraverso un CoRo che punta su team multidisciplinari e rapidità d’accesso ad esami e visite, e che si affida alla competenza e all’esperienza dei nostri medici, in questo caso un docente universitario».

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