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venerdì 25 Ottobre 2024
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Bari, fiori in mare per i migranti morti a Cutro: «Inaccettabile scegliere tra guerra e viaggi della speranza» – VIDEO

Erano in tanti, questa mattina, sulla spiaggia barese di Pane e pomodoro per l’iniziativa in memoria delle vittime del terribile naufragio di Cutro che ha provocato la morte di 70 migranti e un numero imprecisato di dispersi.

L’iniziativa promossa dalla Cgil di Bari, spiega la segretaria generale Gigia Bucci, «è nata durante l’Assemblea generale della Camera del lavoro metropolitana e provinciale di Bari del 2 marzo, con all’ordine del giorno la solidarietà alle vittime del drammatico naufragio di Cutro».

Il pensiero, prosegue, «è andato immediatamente a tutte le vittime di una migrazione di persone che scappano da condizioni di guerra e povertà e finiscono morte in mare a poche centinaia di metri dalla nostra costa. Contro una politica di governo improntata alla difesa dei propri confini, alla loro sorveglianza e controllo, al ricatto attraverso la condizionalità dei fondi per lo sviluppo delle politiche commerciali verso i paesi che non procedono con i rimpatri».

Così stamattina una corona di fiori è stata lanciata in mare per commemorare le vittime della tragedia dello scorso 26 febbraio. La Cgil ha ricordato il messaggio delle mamme di Cutro, “Perdonateci”, unendosi «a questo grido nella consapevolezza che sia necessario immaginare un Paese in cui i diritti sono di tutti o non sono di nessuno. In caso contrario si chiamano privilegi. Non permetteremo che si volga lo sguardo altrove. Il fascismo si nutre dell’indifferenza. Lo combatteremo sempre. Non permetteremo a nessuno di trasformare le vittime in colpevoli: riteniamo inaccettabili le dichiarazioni di un ministro che scarica le responsabilità sui più deboli. Le persone che arrivano sulle nostre spiagge fuggono da disperazione, povertà e torture. Da tutto ciò che nel nostro benessere è difficile immaginare», dicono dalla Cgil.

Per il sindacato barese è necessario riportare «l’attenzione su ciò che possiamo fare tutti noi, lo Stato, l’Europa. È inaccettabile che qualcuno debba scegliere tra i rischi della guerra e quelli di un viaggio pericoloso alla ricerca della sperata salvezza».

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